1268. Chiesa di San Bartolomeo con casa rusticale, portico, aia, pozzo, forno, macina da spalto, stalla e fienile.
Lungo la via Emilia, sorge un'osteria che ha il sapore medievale.
In Viale Bologna 275, un tempo molto lontano, era il 1268, era situato un hospitale, luogo di ristoro per i pellegrini che percorrevano a piedi la via Emilia. Nel 1312 l’ordine dei Cavalieri templari venne soppresso e molti hospitali vennero chiusi come quello di San Bartolomeo.
Rimarrà chiuso fino al 1995, anno in cui, dopo 700 anni, la casa rusticale dei cavalieri templari prende vita, si anima grazie a Licia Baravelli, una giovane donna che con l’aiuto della famiglia decide di riproporre quella genuina e autentica ospitalità che caratterizza la sua casa.
Dal 1995 questo ristorante rimasto immutato nello spirito, propone all’ospite un calda accoglienza, una cucina semplice, di tradizione, curata nella forma e nell’anima.
Forlì, 29 ottobre, 2011
Decidiamo di provare questo ristorante con un amico carissimo nonchè grande sommelier, di Forlì.
Entriamo, siamo i primi. L'ambiente familiare e genuino ci conquista. In alcuni angoli dell'osteria sembra davvero di essere catapultati nel lontano Medioevo. Ma il resto delle sale è caldo, accogliente, rustico e contemporaneo.
Un luogo di ricercata semplicità: lo si percepisce dalla cura dei particolari.
Sulla tavola di legno grezzo, runner verde oliva, tovagliette tonde di rafia e bicchieri colorati e moderni, poi i piatti bianchi che lasciano pregustare colore e armonia nelle pietanze.
Un menu attento ai prodotti di stagione, alle materie prime, al territorio romagnolo.
Incominciamo con i crescioncini di zucca alla piastra con crema di squacquerone all’olio d’oliva. Un piacevole e delizioso inizio.
Continuiamo con uno sformato di pecorino di fossa di Sogliano con salsa di pere e miele d’acacia.
Pietanze accompagnate da un Sangiovese di Romagna, Michelangiolo, Calonga Riserva 2008.
Come primi piatti, cappelletti con fonduta leggera di parmigiano, passatelli con funghi porcini, tagliatelle al sugo matto. Tutte paste fatte rigorosamente a mano, come migliore tradizione locale vuole.
Per continuare con tagliata di manzo (di razza Romagnola) alla brace con sformato di patate.
E concludere con una crema bruciata di lamponi. Perfetta.
In cucina un’armonia di mani e di sguardi.
Mani che si uniscono per dare vita a piatti equilibrati, gustosi e genuini.
Tre donne, Licia, Piera e Lucilla, tre sorrisi meravigliosi, tre visioni diverse riescono a fondersi insieme apportando innovazione e tradizione ai piatti. Ma non solo. Stefano, colui che ci ha accolto e ci ha guidato tra i sapori della Romagna mostrando la sua conoscenza per i vini del territorio, è stata una piacevole scoperta: è lui lo sfoglino, l’azdor che ogni giorno impasta e crea formati diversi per la nostra gioia. E poi c’è Fabrizio, l’anima dolce del pasto, colui che crea pochi desserts, semplici ma perfetti.
Un'osteria che vi consiglio caldamente, un luogo piacevole, rilassante dove poter realmente sentirsi a casa.
E se avete dei bambini, i proprietari sapranno prendersene cura.
Una piacevole scoperta da segnare in agenda.
3 commenti:
Bellissimo luogo, ideale per me non solo per le pietanze ma anche per le sensazioni piacevoli che si potrebbero provare...che fortuna!!!
Bellissima anche la storia sui templari !
Che dire...io sono originaria di Forlì, ci sono stata alcuni anni fa, nulla da eccepire sul posto, sull'atmosfera, sui cibi...ma...sorpresa finale al momento del conto: mai visti e conosciuti, ci hanno rilasciato un semplice pezzo di carta al posto della ricevuta fiscale... Io pago le tasse, da brava cittadina, e gradirei, per il bene del nostro paese, che tanti problemi ha, che tutti facessero la stessa cosa...Mi auguro che la gestione sia cambiata; io non ci sono andata più.
Daccordo con te Mila. Se mi avessero rilasciato un pezzo di carta al momento del conto ci sarei rimasta male. Ma così non è stato fortunatamente. Io è la prima volta che ci vado, sono rimasta piacevolmente soddisfatta. Non so quindi se la gestione sia cambiata ma non credo.
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