Visualizzazione post con etichetta Io in fila. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Io in fila. Mostra tutti i post

sabato 22 dicembre 2012

Bye bye Dicembre. Ho voglia di 2013.



Il mese che aspetto tutto l'anno, i miei primi e ultimi 29 anni, le puntate speciali decise all'improvviso, la consapevolezza del proprio valore e le scelte difficili. I NO sofferti ma scelti con grande rispetto, per me stessa. I NO ricevuti ma capiti con grande maturità. Gli shatush imprecisi e i capelli bianchi appena spuntati. L'etica professionale e gli aperitivi norvegesi in giro per l'Italia.

Napoli e il mio sconfinato amore per il Sud, il Natale e la voglia morbosa di stare con la mia famiglia, la voglia di maternità e l'instancabile bisogno di cucinare, sempre.
Il cioccolato protagonista di ogni mia giornata, i ristoranti scoperti nella mia nuova città, i regali di compleanno ricevuti e tutti quelli di Natale ancora da comprare. I biscotti allo zenzero per colazione, i progetti magici per il 2013.

La voglia che il 2013 arrivi. La consapevolezza che, ahimè miei cari Maya, il 2013 è sempre stato il MIO anno, e lo aspetto da 29 anni, quindi regolatevi con le previsioni.
Le lenzuola bianche, i mobili shabby per la casa nuova, i libri di ingredienti sconosciuti, la mia adorata Postina color cedro che adoro follemente, le bancarelle in piazza XXV Aprile, le scarpe da uomo stringate e borchiate, i calzini a righe, il cappotto beige a sacchetto, i pistacchi che mi creano dipendenza, le sigarette che ormai fanno parte del passato.

La neve dalla finestra milanese, il Dom Perignon Enoteque 1996, i clienti per i quali è sempre bello lavorare, la scelta di rimanere fedele ai propri principi, l'amore improvviso per la radio, lo shooting in balera e quello da Andrea, le mie foto scartate, quelle che amo, la lenta consapevolezza di me, del mio corpo, della mia vita.

2013, sarai un grande anno.
Niente buoni propositi, andrà tutto per il meglio.

Auguri di cuore, gente.

C.

venerdì 30 novembre 2012

Di blogger, aziende e marketing inutile.

Blog, ovvero 'diario in rete' gestito normalmente da una persona che si fa chiamare blogger.
Così parla wikipedia e così inizio la mia lezione Be a Blogger, a Milano.

C 'e' chi ancora ci considera degli improvvisati, chi ci invidia perché "riceviamo un sacco di cose gratis", chi ci sfrutta per la nostra potenza mediatica, chi ci tratta con timoroso rispetto per paura di trovare il proprio nome online, da un momento all'altro, quasi non aspettassimo altro. Mioddio.

Siamo blogger.
Siamo null'altro che persone pensanti che decidono di scrivere online a proposito di un tema, dal cibo alla moda alle torte per cani (si, esiste davvero. Geniale).
Siamo appassionati che si limitano a raccontare la propria giornata e siamo esperti che hanno studiato e che attraverso un blog comunicano qualcosa.
Siamo consapevoli che di questi tempi e' meglio rimboccarsi le maniche e farsi venire un'idea, piuttosto che aspettare invano una telefonata che non arriva.
Siamo testimonial di noi stessi, siamo futuri politici e siamo semplicissime mamme alle prese con torte malriuscite.
Siamo una categoria non categorizzata.

Non siamo regolamentati da alcuna legge, ne da alcun disciplinare.
Sta a noi e alla nostra etica darci delle regole.
-un po' come quando si passa dall'essere dipendenti all'essere liberi professionisti. Dura rispondere a se stessi, eh-

Ad alcune di noi, me compresa, il blog e' esploso tra le mani da un giorno all'altro, passando da cento visite a 5mila, per poi aumentare ancora. Da un momento all'altro le aziende hanno iniziato a chiamarci, a volerci, senza sapere come e perché. E a questo servivano le agenzie.
In questi due anni e mezzo mi sono seduta centinaia di volte attorno a tavole rotonde o quadrate che siano a fare "brainstorming".

Ho ascoltato decine di direttori mktg confidarmi il loro bisogno di aumentare la visibilità e ho fatto il possibile attraverso il mio blog, quando possibile.
Ho spiegato ad agenzie incredule che so dire di no a tanti soldi perché credo nell'etica del food blogger. E badate che parlo di food, non di altro (nella moda e' tutto diverso).
Ho costruito amicizie vere e impagabili e ho scoperto che un programma televisivo crea tanti fan quanto tante invidie.
Nei miei corsi insegno alle persone ad avere una dignità lavorativa, prima ancora che un lavoro e so bene cosa vuol dire essere in un momento di crisi e farsi bastare un prodotto gratis, alle volte.
Ci siamo passate tutte e ci passiamo tutte, ogni giorno.

E questo post nasce proprio da una mail ricevuta ieri in cui un'azienda mi chiede una collaborazione, inviandomi gratuitamente i loro prodotti.
Normalmente rifiuto. Oggi invece ho risposto all'azienda dando dei consigli.
Ho consigliato loro di non copiare e incollare il "Cara Chiara" con un font diverso, perché si capisce bene che la mail e stata inviata a decine di persone uguale. Ho consigliato loro di investire in un viaggio nelle loro terre, per far capire davvero alle persone di cosa stiamo parlando. Ho consigliato loro di non chiamare "collaborazione" l'invio di prodotti, perché non è collaborazione questa.
Non so perché l ho fatto. Non mi sono mai permessa, ma oggi lo faccio perché ho capito che dire di no, non serve a niente.
Siamo in una confusione mediatica allucinante.
Siamo qualcosa e non sappiamo cosa. Guardiamo la televisione e ci rendiamo conto di come giri male il mondo, alle volte. Ci incazziamo davanti a stipendi assurdi di politici corrotti, ci inginocchiamo in televisione chiedendo di darci una mano a vicenda, leggiamo di una fashion blogger arrestata per furto, rimaniamo a casa il più possibile perché uscire costa e iniziamo a preoccuparci per il nostro futuro o per quello dei nostri figli. Sfogliamo online  le pagine di Facebook e vediamo sempre le stesse cose.
E allora, nel nostro piccolo, cambiamole queste benedette cose.
Non sono la paladina del licenziamento, come molti di voi dicono, ne tantomeno quella che scende in piazza a protestare. Ma nel mio piccolo, provo a prendermi quello che mi spetta. Provo a educare prima ancora di criticare. E provo a fare io la prima mossa, senza aspettare che mi cada dal cielo qualsiasi cosa.
Provo a dire ad un'azienda cosa vorrei e cosa potrei dare loro, provo a spiegare alle persone attraverso un semplice corso, che l'aggiornamento costante, di questi tempi, e' fondamentale. Perché cambia tutto troppo velocemente. E dobbiamo imparare a stargli dietro.
Basta poco.
E parlo a voi aziende come a voi blogger.
Io arrivo dall'agenzia prima e dall'azienda poi, e' vero.
Ma non serve aver studiato marketing per capire certe cose.
- Anzi, proprio perché l'ho studiato capisco quanto oggi sia in crisi, questo meccanismo. Il miglior marketing in assoluto di questi tempi e' la qualità del prodotto. Punto -
Ci sono aziende familiari in crescita, ci sono piccole realtà da scoprire, ci sono prodotti di cui vale davvero la pena scrivere.
Ci sono blogger in Italia che sanno cosa scrivere ma soprattutto sanno come farlo e ci sono altrettante persone pronte a mettere in gioco la propria vita per credere in un cambiamento.
Probabilmente queste persone siete voi e avete solo bisogno di qualcuno che ve lo dica. Probabilmente non ve ne frega niente perché questo e' un blog di cucina e questa non è una ricetta. Probabilmente odiate le mie gonne corte a Cuochi e Fiamme e di conseguenza il mio blog neanche lo prendete in considerazione. Probabilmente avete voglia di fare qualcosa per voi, per il vostro lavoro e per quello degli altri.
Ecco, io sono con voi.

venerdì 23 novembre 2012

Novembre. Di mancanze, emozioni e torte consolatorie.

Sono nella stazione di Voghera in questo preciso istante. Sto tornando a casa dopo una serata lavorativa a Genova. Sto tornando a Milano, per intenderci. 
La mia nuova "non casa".
Ho dormito poco questa notte e avrei voluto visitare Genova. Non conosco quella città. E poi c'era la mostra di McCurry, accidenti. poi c'era il mare.

Novembre e' stato un mese strano. Il mese in cui ho smesso di fumare e ho cominciato ad ingrassare (torte su torte, questo mese, accidenti a me). Il mese in cui ho riportato tutti i vestiti estivi a Bologna e sono rimasta con maglioni, piumini e 20 gradi costanti. Il mese in cui ho pensato che in due tutto cambia, a cominciare da una banale sera davanti alla tv. Il mese in cui ho capito che essere in due non sempre è così semplice, quando sei abituato alla tua solitudine. Il mese in cui ho girato l'Italia per lavoro ma ho finalmente scelto Milano come mia nuova città di residenza. Il mese in cui ho comprato casa e ho capito cosa vuol dire "investimentochemetteansia". Il mese in cui, davanti ad un notaio, con accanto i miei genitori, ho firmato per una stabilità di dimora. E un po' mi sono tremate le gambe.
Perché ferma non ci so stare

- E penso che tra una settimana sarò a Parigi per lavoro e probabilmente vorrò rimanerci. E penso che in un altro stato sarebbe tutto più semplice. 
Penso che ad essere eticamente corretti, in questo cazzo di paese, si faccia una fatica disumana e penso che prima o poi, per lavorare, sarà necessario scendere a compromessi. Con la propria etica. Con il proprio orgoglio. Con la propria ingenua e meritocratica correttezza -

Il mio vicino di Intercity 9769 sta leggendo un libro e guarda fuori dalla finestra la nebbia che avanza. La signora che mi siede accanto cerca di sbirciare dal mio iPad ma io lo nascondo quasi vergognandomi. È buffo. Ancora non mi rendo conto, dopo due anni e mezzo, che queste pagine sono pubbliche. Che le leggete in tanti. E che ogni tanto mi fermate per strada, mi sorridete e sapete un sacco di cose di me.
Come quella volta che in palestra a Milano una signora mi si avvicinò e mi disse "complimenti Chiara, ti seguo tutti i giorni. Spero la Thailandia ti sia servita per stare un po meglio". 
Sorrisi. 
E per tutti i 40 min di bike pensai e ripensai a come potesse una perfetta sconosciuta sapere i fatti miei.
Non pensavo a questi post. Poi, mi spaventai e chiusi questa rubrica.

Pochi giorni fa, una ragazza che mi segue da tanto, Silvia, mi ha inviato una mail scrivendomi semplicemente "Grazie. Io, in fila e' tornato".

Si, e' tornato solo una volta al mese. Per raccontarvi il mio mese. Per raccontarvi quanto difficile sia avere la sindrome della curiosità costante. Per farvi entrare nel mio mondo, passando dalla mia cucina ma non solo. Per dimostrarvi che se ce l'ho fatta io, potete farcela anche voi.

-si voi che mi mandate cv e mi dimostrate che la vostra passione e' grande quanto la vostra voglia di farcela. Io ci ho creduto. Fatelo anche voi, nonostante i tempi, nonostante le mancanze, nonostante le rinunce, nonostante i SE, i MA e i NO che vi circondano. Fatelo-

Per dirvi che tra 10 giorni sarà il mio compleanno e io, come ogni anno, vorrò scappare all'estero per ricominciare. 
Per vedere posti nuovi, con occhi nuovi.
Per scoprire nuovi chef, nuove cucine e per vivere stimoli nuovi.
Per sentirmi viva, sempre.
O semplicemente per non vedermi crescere.

Dicembre, ti aspetto al varco.

Buon inizio di fine anno, gente.

venerdì 5 ottobre 2012

Settembre, voglio tempo per me.

Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull'età,
dopo l'estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità ...
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità ...
-F.Guccini-


E così oggi niente ricetta, dirà qualcuno.
Ebbene si. Mi prendo un giorno per me. In America si chiama "Me time" ed è esattamente quel tempo da dedicare solo a se stessi.
In fondo, se ci vogliamo bene, dobbiamo dimostrarcelo in qualche modo, no?

Oggi probabilmente andrò in giro per Milano e mi dedicherò allo shopping e alla ricerca di ingredienti nuovi, praticamente sconosciuti al 90% della popolazione.
Figuriamoci se li trovo. Ma io ci provo lo stesso.

- Dovete sapere che ho comprato un libro che si chiama "1001 cibi da provare nella vita". Ero in aereoporto a Siracusa, l'ho visto, l'ho sfogliato e mi sono accorta di essere ignorante su decine di ingredienti "esteri". Ora sono in fase lettura/studio, ma non spaventatevi se a breve vedrete ricette strane sul blog... -

Poi, in questo venerdi senza cucina, mi fermerò per strada, a mangiare. Ho voglia di street food.
Ho voglia di hamburger. Ho voglia di pranzare da sola, mentre leggo il giornale e per una volta, dimentico di guardare le mail ogni 4 secondi. Ho voglia di ketchup e di senape. E di patate fritte al momento. A spicchi. Croccanti fuori e morbide all'interno.
Ho voglia di una giornata per me.
Ho voglia di di incamerare 2000 kcal e di non rendere conto a nessuno, ho voglia di camminare per ore e di cercare quel maledetto paio di stivali che ho in mente da mesi. Ho voglia di fotografare tutti i cartelli "Vendesi" in giro per Milano e ho voglia di fare le telefonate che sono settimane che mi riprometto di fare. Ho voglia di comprare delle nuove lenzuola colorate e mai come oggi ho voglia di tornare a casa e buttarmi sul letto, spegnere il cellulare e pensare a niente.

Ho voglia di mettermi ai fornelli e sperimentare i miei nuovi acquisti, ho voglia di ricominciare con i ripieni dei cioccolatini e ho voglia di creare qualcosa che stupisca i miei commensali.
Ho voglia di guardarvi negli occhi mentre aprite la bocca e assaporate il mio cibo e ho voglia di scrivere, scrivere, scrivere.
E parlare, con voi.
Se solo poteste sentirmi.

Chissà. Magari a breve, potrete.

Non vi svelo nulla.
Altrimenti rovino tutto.

Un abbraccio, gente.

Buon inizio Ottobre,
C.







venerdì 31 agosto 2012

Agosto. Da ricordare.

-foto di Alberto Zanetti-


La partenza da Milano con la cartina dell'Italia da girare in lungo e in largo. In due.
La settimana a Favignana e la scoperta di amici toscani che ricorderemo. Daria e il suo black dress code. Noi tre e la casa più bella dell'isola. Noi tre e le cene in casa con 12 persone, tra piatti di Solimene e caraffe di Mario Luca Giusti.
Lo stabilimento Florio e lo sbaglio nel chiamarlo "tonnara", l'installazione pazzesca e lo sguardo del Raìs, la mattina seguente, mentre provavo a intervistarlo.
Il gattino simbolo di una vacanza, i paccheri con lo scorfano di mia madre, la mozzarella di Paestum più buona del mondo. La piscina nuova, i tuffi di Alberto, quelli a bomba di Christian, quelli con i braccioli di Tommy e Matteo. Un nuovo ortopedico nella famiglia Maci, mio padre che insegna a Matteo di 3 anni ad aprire una bottiglia. La Greta e la sua dieta agropolese, io e il mio sonno alle 11 di sera.
I mille chili presi e i mille sorrisi meritati.
Il tuffo in piscina vestita con l'iphone in mano e la scoperta che il riso fa miracoli, per i cellulari.
Il mojito a bordo piscina, l'estathè per me e i più piccoli, le brioche ripiene di prima mattina.
La mamma sempre in cucina, il papà tra lavoro e nipotini, Angela al pc a documentare nuovi piatti e io a godermi una tanto desiderata VACANZA.
Bologna e la cena sui colli con crescentine e tigelle, lo shopping in pieni saldi e l'autostrada che non finisce mai.
Gli abbracci lungo la strada, le risate contagiose, i risvegli traumatici.
I giri per Napoli in cerca di vestiti, la pizza di Michele, la cena da Gennarino Esposito, quella da Vino Vero a Sorrento.
La giornata a Nerano, allo Scoglio. E Antonia, Santina, Margherita, Antonietta, Tommaso, Peppino, Mario e il nuovo arrivato Giancarlo. Gli spaghetti alle zucchine e tutto quello che solo quel posto sa darmi.
Il traghetto Napoli-Palermo e la pizzeria a bordo, in pieno stile honeymoon.
La gita a Palermo e il panino con la milza all'Antica Focacceria San Francesco.
L'albergo meraviglioso a Napoli e la cena sul veliero a Ponza.
La Toscana e la sosta di una notte a Vasanello, nel cuore della Tuscia Viterbese.
La nuova stagione di Cuochi e Fiamme alle porte e tanti, unici e favolosi progetti lavorativi.

La voglia di tornare a lavorare e la consapevolezza di avere una famiglia meravigliosa accanto.
La scoperta di una persona che ogni giorno riesce a sorprendermi e il desiderio di ricominciare, alla grande.

Che dire, Agosto.
Sono senza parole.


Macy



venerdì 27 luglio 2012

Luglio, col bene che ti voglio.

La Sardegna con la famiglia quasi al completo, le cene con i nipotini, le gite in barca con le amiche ritrovate. La spiaggia di mortorio e la sensazione di voler vivere a contatto con il mare, ancora una volta. Gli impegni lavorativi che diminuiscono, le ferie che si avvicinano, l'Alma Summer School che mi aspetta.
Le persone incontrate un giorno per caso e poi riviste il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. E quello dopo ancora. La casa in ordine e la luce per tutte le ore del giorno.
Le camminate alle 4 di notte nel silenzio di Brera e le colazioni in corso Garibaldi.
La voglia di imparare un sacco di cose e l'instancabile voglia di partire, per tutto il mese.
Le vacanze improvvisate in giro per l'Italia e il ritorno in Sicilia, dopo mesi di mancanza.
La scoperta del gelato fatto in casa, la fame che aumenta invece che diminuire, la voglia di cominciare un corso di ballo e il trasferimento a Roma, da settembre.

Il tempo pazzerello, il tanto atteso fresco dentro la mia piccola casetta, le mie foto da vanitosa pubblicate su facebook e le mail assurde che ricevo tutti i giorni.
I 6 anni di Tommaso e i 3 anni di Matteo e la convinzione che la frase di un bambino possa davvero cambiarti la giornata.
La chiusura di un periodo e l'inizio di una nuova stagione, per il cuore, per la testa, per la pelle.
I tatuaggi che guardo nei passanti e "Perhaps, Perhaps, Perhaps" di Doris Day e Rock Hudson che mi frulla per la testa.

La cartina dell'Italia sotto-mano e le tappe di un agosto un po' improvvisato, ma felice. Come piace a me. Il Polase che mi sostiene nei giorni follemente caldi e la cedrata Tassoni che ho riscoperto, dopo anni e anni. La grandine a Riccione e quel momento in cui, tornate dal mare, ci siamo guardate e abbiamo capito di avercela fatta, dopo mesi. Il Vintage Tunina che resta il MIO vino e la dipendenza dai semi di zucca.
A giugno erano gli edamame, ora è il turno dei semini ipercalorici e croccanti, che metto ovunque.
La prima volta da Oldani, con la promessa di ritornarci, e la prima volta da Sironi, con la speranza che torni lui a Milano.
L'hamburger del Mercato alle 23.30 per digerirlo meglio, quello da Tizzy's la domenica appena sveglia e l'Estathè seduta alle colonne di San Lorenzo. Così, per sentirsi teen.

Le passeggiate la sera sui navigli. Lo spaghettone di Matias. I martedì sera in terrazza. La musica del mercoledì sera.

Luglio, con te è stato tutto diverso.

Agosto, cerca di essere all'altezza.

Buone vacanze, gente.

Macy





venerdì 29 giugno 2012

A Giugno, sorrisi.

Il caldo insopportabile dentro il mio appartamento centrocittà senza aria condizionata. I braccialetti comprati ai mercatini hippie di Ibiza. La maglietta di Marni con quell'animale non ben identificabile.
I primi sei giorni di ferie, l'amica a cui puoi raccontare tutto, la paella di pesce indimenticabile. 
La notizia lavorativa che mi cambierà la vita, da settembre, e il piumone colorato che è ormai il caso di togliere.



mercoledì 30 maggio 2012

Ceci n'est pas un post.

O meglio. Questa non è una ricetta.
E' un insieme di cose scritte a caso, perché oggi mi va così. 
Perché quando non cucino, non registro o non lavoro, fotografo, cammino un sacco, rido e scrivo. 
Questo il mio mese di maggio.




La marmellata di more della mia vicina di casa, l'odore del basilico che mi crea dipendenza, il mascara nero messo sempre due volte per valorizzare lo sguardo, la coca light troppo gasata, la batteria dell'iphone che si scarica troppo velocemente. 
Il magnesio-potassio la mattina, gli edamame a qualunque ora del giorno, la pizza di Princi che non riesco a mandare giù, quella di Altero che rimane la migliore da "street food". I colori fluo che "vanno un casino quest'anno", i braccialetti tutti uguali, le Nike blazer che nessuno riesce a customizzarmi come voglio io.

L'estate che sta arrivando e il sole che tramonta sempre più tardi, la sera. Gli eventi a cui non puoi mancare, le novità lavorative che non ti aspetti, la Milano che non conoscevi. I Navigli all'ora del tramonto, il brunch del sabato con gli amici di una vita, gli amori che passano, tornano e poi chissà.
La musica che ti cambia la giornata, lo shopping compulsivo, la Chloè Marcie che entro lunedì voglio avere. Le sfide quotidiane, quei pochi che non si dimenticano mai di chiederti "com'è andata", quelli lontani che alle volte sono i più vicini. Le tavolate con gli amici, il forno elettrico "in affitto" che funziona a giorni alterni, le multe da contestare, i tatuaggi che non dimentichi.

La gente che ti ferma per strada, quelli che ti guardano e ti sorridono con gli occhi, quelli che capisci da subito che non saranno semplici amici. Le persone che se ne approfittano, lo specchio e la libreria che ancora mancano in casa mia, gli appartamenti in vendita da vedere ogni settimana.
Il caos sotto casa, lo stronzo che mi ha rigato tutta la fiancata della macchina, il peperoncino che metto ovunque. Le sciarpe colorate, gli anelli di silicone con il brillantino, il volo per Ibiza. I chili persi, quelli ripresi, la palestra ogni giorno, il lavoro anche i week end.

Le ricette da programmare per le ferie, le dita incrociate per una cosa che non posso ancora dirvi, gli showcooking in giro per l'Italia, le persone a cui ti affezioni e, ahimè, ti ritrovi nella merda. Gli articoli sui blogger che fanno sorridere e quelli che fanno pensare. Le provocazioni, i costumi di Oysho, il bagaglio a mano per Formentera. Gli ex che tornano per sentirsi meno soli, le magliette Happiness e le felpe Blomor con il Fior di Fragola Algida.

La voglia di rimettersi in gioco, la mia incapacità con la lavatrice, le gonne lunghe con le All Star senza borchie. La macchina nuova, la benzina troppo cara, i ricordi da cancellare. La gente che si innamora sul mio divano, London Calling sotto la doccia, piedi nudi. 

Goodbye May.
Hello, June.  

mercoledì 25 aprile 2012

Phuket. E il bisogno di staccare.

C'è una strana magia in questi luoghi.
Oggi ho iniziato dal dedicarmi alla cucina, ma di questo vi parlerò in un post ad hoc, appena avrò le foto che mi hanno scattato mentre cucinavo. E ovviamente vi darò le ricette.

Ma ora, proprio ora, mentre qui è sera e lì in Italia è ancora primo pomeriggio, voglio scrivere di quello che un viaggio, da sola, può fare.
Io sono partita per lavoro, diciamo così. Sono venuta qui per cucinare al Club Med e imparare i segreti della cucina thai. Ma sono partita in un momento della mia vita particolarmente delicato. Uno di quei momenti in cui lavori troppo e alterni entusiasmo folle per un lavoro che ami alla follia e stanchezza esasperata che non sai come controllare. Uno di quei momenti in cui vorresti arrivasse la famosa mattina a consigliarti cosa fare. Ma non arriva. Uno di quei momenti in cui devi chiudere alcune porte che fanno male, non sapendo se e come si apriranno quei tanto menzionati portoni.
Uno di quei momenti che capita a tutti noi, per un motivo o per un altro.
Si ha paura ma si ha voglia di farcela.
Sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia.
Me lo ripeto ogni giorno. Ma è come se farlo qui, cambi le cose. Sono partita domenica mattina e oggi è mercoledì. E' il quarto giorno lontano da tutti e inizio a respirare. Mi guardo intorno e mi interesso totalmente a quello che succede in questi luoghi. Osservo le persone e scrivo di loro, immaginandomi chissà quali storie. Conosco un francese che vive ad Abu Dhabi ed è l'unico con cui riesco a parlare, qui.
E penso alla sua vita, lì negli Emirati. E penso a come deve essere mollare tutto e andare a vivere dal capo opposto del mondo. Parlo con un tunisino che mi invita a Tunisi a scoprire la realtà culinaria. Mi racconta di avere un amico con un ristorante meraviglioso che vuole farmi provare. Mmhh.
Non so voi, ma io questa fissa di trasferirmi lontano da tutto, la coltivo da anni. Forse è nata con me.
E qui, lontana da tutto e soprattutto da ciò che mi fa male oggi, dopo aver parlato con i miei genitori su skype per qualche minuto e dopo aver scritto a voi, torno a farmi un po' gli affari di questi stranieri in vacanza.
E respiro.
E inizio a rimuovere poco alla volta quelle foglie secche che danno fastidio.

A dopo, gente.
C.


sabato 31 marzo 2012

Si fa così. Si cuoce a fuoco lento, mescolando con sentimento.

Ancora una settimana e il tour de force Milano-Bologna-Roma finirà. Le registrazioni per la quarta stagione di Cuochi e Fiamme volgono al termine, i Frecciarossa perderanno tre clienti abituali ogni settimana, Chiara Maci (ormai parlo in terza persona) lascerà Bologna in vista di una amata-odiata Milano e il caldo primaverile ci farà dimenticare la gelida neve invernale.

Stasera tornerò a Bologna e ad aspettarmi ci saranno decine di scatoloni da caricare sulla mia nuova macchinina, altrettante valigie da disfare, fare e rifare, mia madre alle prese con l'imballaggio della televisione, e una prima trasferta domattina. Per portare le cose strettamente necessarie, si sa.
- Ecco, ci terrei a specificare come cambino le priorità negli anni. A 22 anni, età del mio primo trasloco a Milano, le cose strettamente necessarie si traducevano in: scarpe, vestiti, televisione, pc. Oggi, 28 anni, le basi del trasloco si chiamano abbattitore, servizio di pentole, MacBook, coltelli assortiti, piatti e bicchieri.
Capirete il "peso" del carico... -

E cosi, in questo "quasi ultimo" viaggio di ritorno Roma-Bologna, mentre ragiono su tutto quello che mi è successo in questo mese di marzo, mi vengono in mente le parole di Simone in una delle puntate registrate la scorsa settimana. Era il momento della sua ricetta -avete presente quando la telecamera è stretta su di lui e voi prendete appunti?- e in quell'istante è riuscito a dire una cosa meravigliosa.
"Tenete insieme gli ingredienti affinché si conoscano. Gli ingredienti devono conoscersi".

Dite ad una come me una cosa del genere e sapete cosa può succedere. Mi è venuta istintivamente voglia di prendere il pc e scrivere un post su quanto fosse vera quella frase.
Ho pensato "ora scrivo sul blog quanto una frase così stupidamente semplice riesca ad essere altrettanto banalmente risolutoria". Poi mi sono detta che no, non servono centinaia di parole. Non serve sempre analizzare sempre tutto.
Eppure una cosa posso dirvela.
Il segreto del mio mese di marzo era nascosto in una frase.

Una frase che parla di cucina, ma anche di legami. Una frase che parla di conoscenze ma anche di ingredienti. Una frase che, nel suo piccolo, suggerisce di non avere fretta. Perché i risultati migliori, si sa, non sono mai figli dell'ansia e della velocità. Una frase che consiglia di non affidare mai al caso gli abbinamenti. Perché ci sono ingredienti che, per quanto ci vogliate provare, insieme non possono stare. Semplicemente perché, insieme, non si valorizzano a vicenda.
Ma si annullano.

Prendetevi il giusto tempo.
Non ve ne pentirete.
E ascoltatevi Rossetto e Cioccolato. La Vanoni docet.


Buon Aprile, gente.

Macy

martedì 21 febbraio 2012

Venditori di pubblicità

Mi capita un libro tra le mani. Un libro comprato anni fa, un pò per curiosità, un pò per passione. Parla di pubblicità, di comunicazione. Ma si potrebbe benissimo applicare a tutti i lavori. 

"Parla di malattia per definire l'essenza del mio mestiere. Io ribatto che un pubblicitario non si vaccina contro il bacillo della comunicazione. Anzi, lo coltiva, lo alleva, lo alimenta."

Silvio Dolci viene definito un creativo puro. Uno che preferisce il termine " jouer" al nostro "lavorare". Un uomo con una visione agonistica del lavoro. Il primo ad avere la straordinaria ambizione di aprire un'agenzia tutta italiana a Parigi. Uno che sussurrava il suo nome come chi degusta il primo sorso di un vino millesimato. Uno che a volte si ricorda più il particolare che il generale. Tutti sanno che il 14 luglio è il giorno della presa della Bastiglia. Pochi sanno che l'anno è il 1789. Un pubblicitario talmente convinto che Dante è più un olio che un poeta, uno che ha l'impressione che i suoi collaboratori possano essere meno recalcitranti nel fare straordinari se lui lavora più di loro. Silvio Dolci è uno che ai sogni non ci rinuncia, uno che faccio il pubblicitario perchè altrimenti non esisterei. Uno che vuole fare il megalomane, che quando sale sull'aereo vuole fare il pilota, uno per cui la felicità è incontrare qualcuno che ha voglia di incontrarci. Uno che crede più alla coscienza che ai codici, uno che l'abitudine, l'esercizio, nel sesso, nello sport, nella vita, nell'uso della memoria, nel lavoro ne determinano il ritmo. Se non fai il numero di telefono per un po di tempo, lo dimentichi. Se lo fai sempre, è automatico. Uno per cui l'eleganza quando si acquisisce diventa naturale e spontanea e la laurea quando si consegue non ce ne frega più niente, uno che solo i pesci morti seguono la corrente.

Uno per cui, soprattutto, i piedi non servono a tenere in forma le scarpe.
Ambizione. Sogni. Abitudine. "Perché altrimenti non esisterei".
Riflettete. Alle volte insegna più un libro di una persona. E questo fa pensare.

giovedì 9 febbraio 2012

Di treni, cucina, partenze e ritorni.

In questa ultima settimana sono salita su un treno almeno 6 volte. Considerati i disagi della stazione di Bologna con la neve alta 1mt, vi lascio immaginare il mio umore.
No, non sono meteoropatica. Accuso la gente incapace di gestire le situazioni. Quella chiamata a farlo, ovviamente.

Eppure, riesco a trovarne il lato positivo, in un giovedì pomeriggio di ritorno a casa.
Domani non registriamo, causa prevista neve a Roma e così il mio rientro è stato anticipato ad oggi.
E ora sono qui, posto 72 accanto al finestrino. Di fronte a me, nessuno. Accanto a me, un uomo sui quaranta al cellulare. Chiama a casa per avvisare che il treno arriverà tardi. "No, amore davvero, non aspettarmi per cena. Tu mangia, io poi mi arrangio con quello che resta. Ti bacio".
Non sono un'impicciona. E' che mi piace prendere spunto dalla gente. Altrimenti scrivo sempre di me.
-Si, lo so, tanto lo faccio, ugualmente-

Pensavo che lei probabilmente lo aspetterà, alla fine. Perché noi donne siamo fatte così. Ci piace aspettarlo, il nostro uomo. Ci piace cucinare per lui. Ci piace coccolarlo. Ci piace sperimentare quella nuova verdura trovata al mercato e vedere curiose la sua faccia davanti alle nostre nuove creazioni.
In fondo, ha ragione mia sorella quando dice che la cucina è condivisione. Ed è forse anche una forma di amore. La più autentica.

Ho gli auricolari e sono connessa con il wifi di Trenitalia. Ascolto Cesare Cremonini forse perché sento la mancanza di Bologna. Forse perché sono giorni un po' così. Forse perché domani sarei dovuta partire per Pukhet per lavoro ed è slittato tutto ad Aprile e io avevo bisogno di andarmene, ora. Forse perché le farfalle me lo hanno divorato lo stomaco, lasciandomi solo un terribile fastidio. Forse perchè ho solo voglia di ascoltare qualcosa che non siano le telefonate dei miei vicini di treno.

Da domani avrò dieci giorni per dedicarmi totalmente alla cucina, nuove ricette per nuovi clienti e un po' non vedo l'ora. Mi manca la cucina, in questo periodo. Non faccio la spesa da settimane, vivo a Roma e lavoro a Milano, passo da Bologna quasi per sbaglio e il tempo è sempre meno. Mi trovo a cucinare 15 ricette per il blog, in una giornata e poi mesi senza mani in pasta. Ho voglia domattina di andare per negozietti e supermercati. Ho voglia di comprare burro, latte, uova e tantissime verdure. Ho voglia di sperimentare gusti diversi e ho voglia di non pensare, per qualche giorno.

"E' solo una questione di abitudine, Macy". Si, deve essere così.

E allora, caro Cesare Cremonini, tu non mi aiuti. Premo play su Gianna Nannini, pubblico questo post e mi metto a dormire.

Adieu.

Macy

venerdì 3 febbraio 2012

Cose da dimenticare. Iniziando da oggi.

Giornata da dimenticare, questa.
Sono salita su questo treno AV direzione Milano, per puro miracolo. Sarebbe dovuto partire alle 17.15, ma alle 17.27 era ancora li. Come se stesse aspettando noi.

Roma con la neve riesce a diventare la città più antipatica d'Italia. E se ci metti anche la febbre a 38, due Actifed presi durante le registrazioni delle prime due puntate, un mal di testa da urlo, la neve alta 40 cm, gli strippi giustificati dei miei compagni di viaggio, le 3 ore e mezza in macchina per percorrere 10 km, la metro sovraffollata e il treno preso al volo, con rischio collasso in diretta, beh, antipatica divento io, più che Roma.

E ora in questa carrozza semideserta, mentre il mio chefconduttorepreferito se la dorme con annessa mascherina, io mangio Krumiri gentilmente offerti da Trenitalia, bevo thè caldo al limone e penso che questa giornata io la voglio dimenticare.

E allora improvvisamente penso che voglio dimenticare anche quel giorno in cui una persona, guardandomi negli occhi, mi ha detto che avrebbe cambiato città e che forse, sarebbe stato meglio finirla lì. E quella mattina in cui ho deciso di cambiare colore e taglio di capelli, diventando improvvisamente "quella col caschetto rosso". Voglio dimenticare tutte le volte che ho incassato colpi senza reagire e voglio dimenticare quella volta in cui ero troppo piccola per capire che ti avrei fatto male. Voglio dimenticare le urla stupide di protesta, fatte solo per attirare attenzione, e voglio dimenticare quel terribile hamburger mangiato da sola nella stazione di Milano, quella sera.
Voglio dimenticare il dolore del tacco 12 post discoteca e voglio dimenticare gli effetti del rhum e pera di quando avevo 20 anni.
Voglio dimenticare le parolacce di oggi contro chiunque e voglio dimenticare quell'estate in cui io e Carla facevamo a gara a chi era più magra e io ero irriconoscibile rispetto ad oggi. Chissà perché.
Voglio dimenticare le persone che sono state e che sono mancanti, in qualcosa. E voglio dimenticare quelle che mi hanno fatto male, per pigrizia o semplicemente per sentirsi più forti, almeno una volta.
Potrei disegnarle una ad una. Perché cercando di dimenticare, non si fa altro che ricordare.
E allora è tutto inutile.

O forse, in una giornata in cui Trenitalia sopprime ogni treno e in cui l'unica corsa garantita è Roma-Milano senza fermate intermedie, un treno che ti aspetta quasi per miracolo e ti accompagna a Bologna, è improvvisamente qualcosa da ricordare?
Qualcosa per cui sorridere, anche quando tutti attorno sembrano non averne voglia.
Anche quando tutto sembra da dimenticare.



Macy

domenica 29 gennaio 2012

Hai la febbre. Copriti.

38.2 e sto.
Ho la febbre, ancora una volta. E a vedermi non si direbbe che sono così cagionevole. Mah.

Comunque ci sono cose che mi fanno davvero innervosire. Sarà che non è periodo ma certi presentatori dovrebbero cambiare lavoro o quantomeno cambiare programmi. Mi fanno innervosire le persone che dopo due foglie di insalata, si lamentano per aver mangiato troppo o ancora peggio quelle taglia38 che ti stressano la vita vedendosi cuscinetti ovunque. Mi innervosiscono i post che ti dimentichi di salvare in bozza e in un istante li perdi per sempre. Mi fanno innervosire i best seller che sono tali solo perchè hanno un titolo, un autore e un editore fighi e arrivi all'ultima pagina senza sapere cosa hai appena letto. E soprattutto perchè lo hai fatto. E mi fanno venire il nervoso gli uomini sposati che fingono di non esserlo o ancora peggio i 50enni provoloni che ancora non si rendono conto di essere ridicoli. Neanche se glielo fai notare. E mi fa innervosire la pioggia quando ho le scarpe di camoscio grigie che si abbinano perfettamente alla maglia con il nodo sulla spalla sinistra, e la lentezza. Dio, quando mi fa innervosire la gente lenta, come se poi il tempo li aiutasse a fare meglio. Macchè, l'ho testato io. Non è mai cosi. Mi innervosisce non poter essere con una persona, ora. E mi innervosisce la distanza, in questi casi. 


Però mi piace sentire i miei genitori che si preoccupano per me, per qualche linea di febbre e mi piace sentirmi coccolata ogni istante. Mi piace tornare bambina, se mai lo sono stata. E mi piace l'odore del latte caldo sul fuoco e l'idea che stasera la pastina con il formaggino mi riporti a 25 anni fa. Mi piace sapere che, quando cresci, tutto ha un tempo. Anche la febbre. E domani mi toccherà essere in splendida forma, per ricominciare la settimana lavorativa. Mi piace sapere che in qualche parte d'Italia stia nevicando e mi piace avvolgermi nella coperta di cachemire (mi sono evoluta dall'ormai storico pile) e non pensare a nulla. Mi piace una persona e arrossisco all'idea di avere le farfalle allo stomaco, ancora una volta, dopo anni. E mi piace sperimentare l'emmenthal in svariate ricette da cucinare e capire che, con la febbre, tutto riesce ad avere lo stesso sapore.  Mi piace prendermi una sera per me, solo per me. E riprendere in mano le mille pagine di Io, in fila. E il libro di nozioni di Cucina Italiana dell'Alma. E tra pigiami, capelli avvolti in bic senza cappuccio, ricette di uova pochè, Tachipirine e voglia di abbracci, sorrido. Tanto per cambiare. 


Dicono sia contagioso. 


Macy

martedì 24 gennaio 2012

Una di noi.

Le persone vanno e vengono. Le persone si arrendono.Qualcuno diceva che perdiamo tempo a rincorrere invano quelli che se ne vanno, quando invece potremmo passarlo con quelli che rimangono con noi.

Pochi giorni fa una persona mi ha confidato di ricordargli Carrie, la protagonista di Sex and The City.
Per questa mia attività di scrittrice notturna sui massimi sistemi della psicologia umana.
Un'altra persona mi ha chiesto se il post "E una mattina, si cambia" l'avessi scritto per lei.
E in tanti mi avete detto di sentirvi come me, alle volte.
In fila, anche voi.

E' un freddo sabato notte di gennaio mentre scrivo questo post.
Un venerdì decisamente alcolico e una cena, stasera, solo amiche. Solo donne. Solo Noi.
Abbiamo riso, commentando le strane coppie dei tavoli accanto al nostro.
Abbiamo assaggiato piatti diversi e abbiamo parlato di noi.
Di quattro quasi trentenni alle prese con uomini strani, con lavori sottopagati, con obiettivi da raggiungere e con paure tipicamente femminili da "enta".

E' stimolante vedersi crescere.
Una di noi è incinta e questo sarà il nostro primo nipotino da "amiche".
Una di noi rincorre un uomo difficile. Una di noi si ferma e crede sia giusto scegliere. Una di noi sembra aver trovato la serenità, poi ci ripensa e non si arrende.
Una di noi ha voglia di rimettersi in gioco. Una di noi sa già che le ansie non la porteranno da nessuna parte. Una di noi ha voglia di cucinare. Una di noi diventerà magistrato, un giorno. Una di noi ha capito che il problema non erano gli uomini, ma solo i carboidrati. Una di noi ha scelto il tacco 12 per piacersi di più. Una di noi ha capito che ha passato 27 anni a indossare gonne, quando erano proprio i pantaloni a fare la differenza. Una di noi ha capito che le telecamere non sono in fondo così nemiche. Una di noi ha capito che il blu e il nero possono benissimo convivere senza drammi. Una di noi ha capito che cambiare città per un'altra persona è sbagliato quasi come l'abbinamento fragole-maionese. Una di noi ha capito che non esistono solo bianco e nero, ma anche grigio. E forse grazie a questa scoperta, ricomincerà a vivere con altri occhi. Una di noi ha capito che è finita, ma non vuole accettarlo. Una di noi ha capito che i problemi in fondo ci accomunano un po' tutti.
E che una di noi, in fondo, potrebbe essere una di voi.

Macy




mercoledì 18 gennaio 2012

E una mattina, si cambia.

Non ricordo quale fosse il film, ma di sicuro ad un certo punto una tale lei (perché queste frasi appartengono sempre più alle donne e mai agli uomini, anche nei film) dice qualcosa tipo "c'e' sempre un momento in cui puoi fermarti e scegliere".

Che si tratti di un nuovo posto di lavoro, che si tratti di un piatto da decidere se assaggiare o no. Che si tratti di un uomo che ti tradisce, che si tratti di un'amicizia sterile. C'è sempre un momento in cui noi possiamo fermarci e dire "io mi fermo qui".
Per il mio bene, per il rispetto che ho di me stessa, per la forza che mi contraddistingue o semplicemente perché mi va.
Nei film questo momento e' accompagnato solitamente da musiche simil malinconiche/strappalacrime e da flashback ben montati. E così e' facile, pero'. Così si riconosce subito il momento "mi fermo e scelgo".
Ma nella vita vera, no che non ci sono canzoni e montaggi romantici. Nella vita vera capire quando e' il momento di fermarsi e scegliere, e' un gran casino.

Sono sempre stata convinta che nella vita, qualunque scelta tu debba prendere, lo capisci una mattina al risveglio. Una di quelle mattine in cui la notte hai dormito profondamente e stranamente non hai pensato a nulla. Una di quelle mattine in cui la sera prima hai fatto baldoria e ti sei ubriacata. Una di quelle mattine in cui pensi di svegliarti esattamente come tutte le altre mattine e invece ti rendi conto, in un preciso istante che la persona che hai di fianco non la vuoi più accanto. E ti accorgi che quella scrivania in quell'ufficio non ti appartiene. E ti accorgi che il centro città non ti e' mai piaciuto e non capisci perché e' proprio li che hai scelto di vivere. E ti accorgi che le parole di tuo padre, a proposito del fermarsi e decidere, in fondo non erano poi così sbagliate. E ti accorgi che non te ne frega nulla di quello che può pensare la gente, perché improvvisamente ti guardi allo specchio e capisci chi sei. E ti accorgi che tutti quei "si" in fondo erano solo dei timidi "no". E ti accorgi che e' necessaria una scelta, per ricominciare.

Giornate e nottate a pensarci senza trovare una soluzione e poi svegliarsi un giorno e capire che era tutto così semplice.
Ho scelto di licenziarmi una mattina, al risveglio a Roma.
Ho scelto una persona accanto, una mattina al risveglio, guardandola sorridere.
Ho scelto un lavoro, una mattina al risveglio davanti ad un pc sporco di cioccolata.
Ho scelto un percorso, una mattina sbagliando strada.
Ho scelto me stessa, una mattina guardandomi allo specchio.
E ho scelto tutto questo, senza mai pensare di scegliere.  Buffo.
Eppure ogni ragionamento di troppo, mi ha sempre condotto fuori strada.

E allora questo 2012 lo inizio così.  Con meno pensieri e con più mattine.

E che sia così anche per voi. Per tutti voi che mi chiedete quotidianamente cosa fare per cambiare vita. Non lo so. So che vi sveglierete una mattina e sarà tutto semplice. Vi guarderete allo specchio e capirete. E sarà quello il momento in cui vi rimboccherete le maniche, sorriderete e vi andrete a prendere quello che avete sempre voluto.

giovedì 5 gennaio 2012

Tra nuove lentiggini e vecchi rancori, Dubai. Ancora una volta.

"Dedicato a chi resta, perchè sceglie di restare.  Dedicato a chi torna, perché sceglie di tornare. Dedicato a chi iarda casa sua con la meraviglia del forestiero. Dedicato a chi, da lontano, non la perde di vista" 
-Pino Aprile -


Il mio status di Facebook recita "Iniziata depurazione da 1.Cibo 2.Cellulare 3. Persone inutili."
Raccolgo molti consensi quando parlo di persone inutili, moleste o comunque, ci siamo capiti, leggere. Troppo leggere. Ogni nuovo "mi piace" mi fa sentire meno sola e, in fondo, mi ricorda che alle volte, siamo tutti un po' nella merda. Oggi io, domani io? Eh no, eh.

Sono a Dubai mentre scrivo questo post. Accanto a me "Giù al sud. Perché i terroni salveranno l'Italia", mio compagno di questa settimana assolata.
Oggi primo giorno e sono già riuscita a comprare un paio di scarpe. Ma subito dopo sono andata al mercato del pesce e subito dopo ancora, con il mio amico taxista indiano, al mercato della frutta e della verdura.
Ho comprato banane baby che sanno di legno e carote giganti che hanno lo stesso sapore delle banane. Finte bietole che sanno di fregatura e zucchine bianche che ricordano lontanamente il legno delle carote.  E avreste dovuto vedermi entusiasta nel pagare solo 15 euro 4 sacchetti di frutta e verdura. Ecco, diciamo che l'entusiasmo e' durato poco.

Poi, d'improvviso, il mare. Nessuno viene a Dubai per il mare, lo so. Vengo qui da tre anni e ancora alle volte mi chiedo il perché. Ma il mare, beh, il mare. insomma, lo sapete.  Non c'e' neve che tenga.  Una maglietta, un pantaloncino di jeans, un pacchetto di Philips morris one e mi sono goduta due ore di pace.

Gente attorno che non ti guarda, esattamente come io non guardo loro. Nessuna voglia di osservare ma troppa voglia di pensare. La dieta, i chili presi in montagna, le persone sbagliate, quelle che ti cercano, quelle che cambiano, quelle che ridono con te, quelle che ridono di te, quelle che conosci appena eppure quando pensi a loro, sorridi. 

Sono a Dubai, mentre scrivo questo post e in questo primo giorno, tra nuove lentiggini e vecchi rancori, penso che sia necessario scrivere. Come piace a me, sapete. Alla passeggiata sulla spiaggia di oggi, alle chiacchiere costruttive, a tutti i "lascia perdere, non ne vale la pena", a tutti i "ma tu cosa vuoi davvero?", agli abbracci spontanei, alla gente che non ha bisogno di dimostrare niente, agli egocentrici, alle persone sincere, a quelle che non si prendono mai sul serio, a quelle che di una risata ne hanno fatto un modo di vivere.

Macy

martedì 6 dicembre 2011

Auguri, Macy.


E mentre Facebook mi ricorda che ho 171 messaggi in bacheca che non vedo l'ora di leggere, io inizio a dire grazie.

Sono le 00.41 e dico grazie a Te, che mi chiami due minuti prima per essere la prima.
A te, che crei un collage con le mie foto per farmi sentire speciale.
A te che l'hai letto su facebook all'ultimo momento, ma ti sei ricordato.
A te che hai aspettato la mezzanotte, per non dimenticarti.
A te che mi convinci che a 28 "sei una ragazzina".
A te che i miei 28 avrei voluto passarli con te.
A te che scompari sempre e sempre riappari.
A te che "mi fumerei una paglia con te, ora"
A te che dopo anni riesci ancora a farmi sentire la tua bimba.
A te che hai aspettato questo giorno per trovare una scusa per riscrivermi.
A te che potevi venire a cena qui, invece di lavorare.
A te che sai quanto ci tengo a questo 6 dicembre.
A te che mi hai un po' deluso, ma alla fine tutto passa.
A te che mi chiami, ridi e sono già felice.
A te che mi lasci un messaggio vocale su HeyTell.
A te che non vedo l'ora sia domani per vederti.
A te che riesci da due anni a dimostrarmi cosa sia l'Amicizia, quella vera.
A te che mi riaccompagni a casa, mi abbracci e mi auguri mille di questi sorrisi.
A te che hai capito tutto, senza bisogno di niente.

Sono le 00.55 e dico grazie a voi, ragazzi.


Indistintamente, ma ben distintamente.

Macy

venerdì 18 novembre 2011

Piccole gioie.

21 Aprile 2010



Gioia nr. 1

10 del mattino, suona il campanello. Apro la porta con gli occhi semichiusi e il pigiama ancora invernale. Mia sorella ride del mio aspetto. Mi copro il viso con una mano. Tommy mi guarda, mi prende la mano e mi dice "zia, tu sei sempre bella".

Gioia nr. 2

Svegliarsi con il profumo dell'apple pie una domenica mattina di fine aprile, bere il caffè freddo del giorno prima con il latte ad alta digeribilità, aprire il frigorifero ancora in vestaglia e prendere due uova e un panetto di burro, spremere due limoni di Sorrento e con gli occhi ancora assonnati infornare la mia lemon cake. Restare sotto la doccia per 15 minuti e controllare il dolce nel forno con i capelli bagnati avvolti nell'asciugamano. E poi asciugarli a testa in giù, truccarsi con un filo di cipria e due passate di rimmel, mettersi gli orecchini verdi comprati a Dubai, il vestitino nero di Zara, gli stivali bassi, guardarsi allo specchio e piacersi. E sorridere e canticchiare Giuni Russo. E canticchiare e sorridere.

Gioia nr. 3

Programmare il week end di fineaprileiniziomaggio nella Città per eccellenza, fotografare ogni angolo con la mia ormai non più nuova reflex, mangiare un gelato a Ponte Milvio, leggere le frasi dei giovani innamorati attorno ai lucchetti, cenare nel ristorante più in della Capitale circondata da gente con accento familiare e pranzare con tonnarelli cacio e pepe da Maccheroni e sentirsi a casa, come ogni volta. E perdere il treno e accalcarsi in un intercity della speranza diretto a Munich in mezzo a comunistoidi reduci dal concerto del 1 maggio, ridere del suo capolinea e scendere a Bologna, prendere una pizza da asporto e fumare l'ultima sigaretta della giornata, contenta.

Gioia nr. 4

Riguardare un martedi sera qualunque Forrest Gump. Guardarlo e riguardarlo. E amarlo sempre di più, per quella semplicità genuina che la prima volta quasi non si percepisce. Ed eleggerlo uno dei pochi film che hanno saputo conquistarmi e che sanno farlo ogni volta, come la prima volta.
Ricordarmi che stiamo parlando di film, non di altro.
Essere felice perchè la bontà vince. E questo mi commuove. E mi rende felice.



Macy

domenica 6 novembre 2011

Un Intercity per pensare.

Sono sull intercity Terni-Ancona mentre scrivo questo post. Sono qui con Angela. Abbiamo presentato il nostro libro a Umbrialibri stamattina e ora siamo di ritorno a Casa. Arriveremo stasera alle 22.30 a Bologna e domani saremo a Treviso, ospiti di un programma televisivo. Poi, per me, iniziera' un altro giro di lavoro tra Milano, Roma, Napoli, Bologna, Perugia. Forse tornero' ancora a casa i primi di dicembre.

Ieri, mentre andavo alla scoperta di Terni, tra vicoletti, negozi e accenti diversi dal mio, pensavo alla mia nuova vita. Pensavo a quante persone ho conosciuto in questi ultimi mesi, pensavo a quanti nuovi sorrisi mi hanno accolto, pensavo a quanti grazie mi sono stati detti e a quanti vorrei ancora dirne io. Pensavo che basta poco per essere felici. Pensavo che viaggiare, sempre, costantemente, ti rende una persona piena. Curiosa. Emozionante. Indipendente. Impegnativa.

Pensavo che stare sola, per cosi' tanti chilometri, ti permette di ragionare su cosa davvero vuoi e cosa davvero non vuoi piu'.
E io non voglio piu' giudicare le persone dalle apparenze. Non voglio piu' comprare i Grisbì negli autogrill di passaggio, perchè sono una droga e non voglio vivere per piu' di 20 gg senza vedere il mare. Non voglio piu' una macchina a benzina e non voglio piu' fare un viaggio di centinaia di km, senza fermarmi in qualche borgo e scoprirne i segreti culinari.

Scelgo di preferire una serata in un posto sconosciuto piuttosto che una davanti alla televisione, scelgo il basilico al prezzemolo, scelgo la campagna piuttosto che il centro citta', scelgo Agropoli per il cuore, scelgo Bologna per la genuinita', scelgo Milano per il lavoro. Ma soprattutto non scelgo nessuna delle tre, perche' e' in tutte che voglio continuare a vivere.
Scelgo di mandare al diavolo tutti, per una volta, e vivermi i miei 27 anni. Scelgo l'extension alla crescita naturale dei capelli, scelgo la neve alla pioggia, scelgo la planetaria al frullino causa delle mie simil/epicondiliti.

E voglio incontrare il signor Dukan e dirgli che la sua dieta mi rende nevrotica. Voglio andare un'intera giornata a pescare trote e voglio imparare a distinguere tutte le tipologie di funghi, commestibili e non.
E voglio incontrare un uomo verace, un po' come le vongole, e diventare io il suo condimento ideale.
Voglio qualcuno che mi consigli come vestirmi in determinate occasioni e voglio una cucina piu' grande, per poter contenere tutti i miei nuovi elettrodomestici di ultima generazione.

E penso che devi arrivare a 27 anni per capire che l'Umbria e' una regione incredibile, che la gente umile avra'sempre un posto nella mia fila, che  le melanzane sono la mia nuova religione e che il coriandolo, non c'e' niente da fare, non riesco a farmelo piacere. Capire a 27 anni che se sai sorridere hai vinto, a prescindere, e che basta minigonne di jeans, l'abbiamo capito che hai le gambe magre.



E penso che sia tardi, per pensare.
Ma nella mia fila, in fondo, non è mai tardi per niente.
Figuriamoci per pensare.

Grazie, gente.

Ti potrebbe interessare:

Related Posts with Thumbnails