Visualizzazione post con etichetta Recensioni ristoranti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Recensioni ristoranti. Mostra tutti i post

martedì 2 luglio 2013

Il Borro. Un angolo surreale, in Toscana.




Immaginate una proprietà che si erge su colline toscane alte 3-400 metri, con un terreno particolarmente favorevole alla coltivazione della vite e dell'ulivo. Immaginate boschi incontaminati che circondano tutta una tenuta, dove è possibile imbattersi in diverse specie vegetali e animali. Immaginate un borgo antico fino a pochi anni fa abitato, dove trovare il piccolo orafo e i laboratori artigiani. Immaginate una Spa innovativa e attrezzata e due ristoranti creativi e con prodotti locali di qualità.
Questo è solo l'inizio di quello che sto per raccontarvi.


lunedì 28 gennaio 2013

Innocenti evasioni.

La mia prima volta da Innocenti evasioni è capitata la sera del mio compleanno. Conoscevo di nome questo ristorante ma ero da tempo curiosa di provarlo.
Devo essere sincera. La prima cosa che mi ha colpito sono stati i prezzi.
Dopo un'intera settimana di ristoranti, stellati e non, a pranzo e a cena, e dopo prezzi decisamente esagerati in alcuni casi, il menu di questo ristorante mi ha piacevolmente colpito.
Gli antipasti variano dai 13 ai 18 euro, i primi dai 13 ai 15 euro, i secondi dai 22 ai 24 euro.
Ragionevoli, considerando la stella Michelin e considerando la città di cui stiamo parlando, Milano.
Ma la cosa più carina di questo ristorante sono i "pacchetti" con la scelta di un menu degustazione a 68,00€, il menu a propria scelta con un antipasto, un primo, un secondo e un dolce a 51,00€ e un menu tematico (io ho trovato quello a tema carciofi a poco meno di 40 euro).



Le porzioni sono ovviamente contenute, ma un menu a propria scelta, dall'antipasto al dolce a 51 € non mi capitava da tempo, lo ammetto.

Ho assaggiato quindi diverse pietanze e ho trovato una delicatezza estrema in ogni piatto. Nessun accostamento troppo osato, alcuni addirittura un po' scontati, ma sempre armonico e piacevole.

Ottima l'idea anche del box per Natale e Capodanno con i piatti pronti da rigenerare a casa. E a quanto pare, parlando con lo chef, va molto bene.

Che dire, quindi. La via è piccolissima, ma la vista giardino ne vale la pena. I piatti anche. E il servizio, anche. Quindi, consigliato eccome.

Di seguito il menu che ho trovato io al ristorante e che trovate online sul sito.


GLI ANTIPASTI

Polipo

rosolato, pachino essicato, robiola, olive e capperi disidratati
€ 14,50

Pesce spada marinato

foglie di ostrica, alghe ishiki, rucola e acqua di mare all'extravergine
€ 14,50

Sella di cervo

insalata di cavolo cappuccio, pera al vino rosso, citronette al miele speziato
€ 13,50

Cardi al latte

mantecato di taleggio e patate, tuorlo d'uovo e polvere di castagne
€ 13,50

Crudo di gamberi rossi

del mediterraneo, le teste fritte, insalata di finocchi marinati
€ 18,00

I PRIMI

Gnocchetti di patate

mantecate con frutti di mare e piccadilly pelati
€ 15,50

Tortelli

ripieni di coda di bue, sugo di carne, julienne di sedano rapa e filetti di pomodoro
€ 13,50

Riso carnaroli Aquerello

mantecato con funghi porcini essicati e animelle di vitello al marsala
€ 13,50

Bigoli al torchio

di farina di grano arso, porri e mascarpone al pepe e tartufo nero
€ 12,50

Maltagliati di farina di castagne,

mantecati con broccoli, castagne, ricotta tiepida e pancetta affumicata
€ 13,00

I SECONDI

Rana pescatrice

piccole verdure in brodo di champagne allo zafferano
€ 24,00

Branzino

rosolato, verza brasata, ceci e sugo di crostacei
€ 24,00

Lombatina di coniglio

alle erbe, funghi rosolati, salsa al Grana Padano 24 mesi e polvere di olive
€ 23,00

Coppa di maialino

arrostita, cime di rapa leggermente piccanti, olive e salsa alle acciughe
€ 23,00

Padellata

di patate e funghi porcini
€ 22,00

I NOSTRI DOLCI

Carpaccio di pera,

cioccolatoso, polvere di pan di spezie, latte ridotto e cips di zucca
€ 11,00

Crostata,

gelè di mango, ganache di cioccolato e mandorlato croccante
€ 11,00

Cheese cake alla vaniglia

sorbetto di uva fragola al Porto rosso
€ 11,00

Cilindro croccante

farcito di crema al cardamomo, marroni glassati e sorbetto di cachi
€ 11,00

Semifreddo alla vaniglia

torta di banane e mascarpone alle fragole
€ 11,00

Composizione di gelati alla crema,

frutta secca e salsa inglese
€ 11,00

Sorbetto di clementine

mimosa di grano arso, ristretto al marsala e cremoso al cioccolato bianco
€ 11,00

Il Gran Galà di dolci

Il meglio della nostra pasticceria in un' unica composizione
€ 18,00

Selezione di formaggi

Degustazione di formaggi vaccini e caprini accompagnati dalle nostre confetture
€ 15,00

MENÙ DEGUSTAZIONE:

Carpaccio di astice carciofi, zabaione al dragoncello e cialda alle olive
Franciacorta Cellarius '07 Berlucchi
Foie gras d’ anatra in terrina, composta alle mele cotogne, pan brioche
Monbazillac '07 Ch. Belleve
Ravioli rosolatifarciti di salsiccia al tartufo nero, brodo ristretto e porri fritti
Barbera Sant'Andrea '09 Vigne Marina CoppiGuancia di vitellocrogiolata dolcemente nel suo sugo, polenta di storo e riduzione di cottura ai porcini essicati
No Name '08 Borgogno
Dessert un dolce a scelta dalla nostra lista
Il menù completo €. 68,00
oppure
Due piatti a scelta e il dessert €. 47,00

La degustazione di vini €. 23,00
La piccola degustazione di vini €. 15,00


 

PICCOLO MENÙ DEGUSTAZIONE:

Il piatto unico:
Gnocchetti di patate mantecati con frutti di mare e piccadilly pelati
Rana pescatrice con piccole verdure in brodo di
Champagne allo zafferano

oppure
Tortelli ripieni di coda di bue, brodo ristretto con le
sue verdure a julienne
Coppa di maialino arrostita, melacotogna guanciale rosolato, pan d'epice e aceto balsamico
Composizione di gelati alla crema con salsa alla vaniglia e frutta secca
€. 28,00

giovedì 24 gennaio 2013

Ristorante Mediterraneo, a Badoere

Arrivare a Badoere di Morgano, nella Marca Trevigiana vuole dire fare una sosta in questo luogo della buona cucina.
Siamo nella piazza principale di Badoere, conosciuta meglio come "rotonda", costruita nel 1756 dalla famiglia Badoer  che trasformò questo luogo in un antico borgo fatto di un lungo sottoportico circolare dove si sono sviluppate abitazioni e botteghe, tra cui la locanda.
E qui, in quella che un tempo fu la Locanda, nasce il ristorante "Mediterraneo". Un luogo che riprende lo stile di un tempo.


Una cornice semplice ma curata. Un ambiente rustico, con travi a vista e mattoni ai muri. Una tavola essenziale, pulita che non confonde il cliente. Ma lo prepara al menu. Il vero protagonista.
Un menu alla carta, che cambia in base all'offerta stagionale. Una cucina molto attenta alla qualità dei prodotti e al giusto equilibrio dei sapori. Un menu di territorio ma personalizzato dalla creatività di Franco, chef patron e aggiungo splendido padrone di casa. 
Cucina di pesce e di carne. Qui ho mangiato uno dei migliori crudi di branzino. Ma anche la più succosa pancia di maiale.
Vorrei trovare l'aggettivo giusto per descrivere il Mediterraneo ma a distanza di mesi e di stagioni provo emozioni nuove. Sono stata la prima volta la scorsa estate dove ho gustato uno dei migliori crudi di pesce. E dei ravioli di seppia con crema di piselli che si scioglievano in bocca. E l'aggettivo allora è stato: equilibrato, raffinato, mai scontato.
Oggi vi sono tornata con un menu fuori dal comune.  E' difficile trovare in un buon ristorante pancia di maiale, trippa di manzo, bollito misto. Ma che piacevole viaggio tra gli antichi sapori di campagna, sapientemente legati ad ingredienti nuovi!
Per darvi un'idea:
Pancia di maiale alle fave di cacao, con cime di rapa e composta di cipolle rosse. (un antipasto che ho amato al primo assaggio. La cottura della pancia era perfetta. Si scioglieva in bocca. La composta di cipolle rosse dava un tocco dolce e delicato. La cima di rapa non copriva i sapori ma li esaltava permettendo ad ogni ingrediente di emergere.). Abbinato ad uno splendido Pinor Noir di un piccolo produttore dell'Alto Adige.
Zuppa di lenticchie di Caprafico e cappellacci ai cardi (un primo piatto molto delicato ed equilibrato, una zuppetta saporita con cappellacci fatti a mano ripieni di crema al cardo gobbo)
Bollito di carni, purè di patate, rafano e salsine (un insieme di manzo, lingua, testina, cotechino servito come tradizione vuole con purè di patate del Montello mantecate al burro e parmigiano, salsa verde e salsa al rafano, meglio conosciuto come cren).
Ma ancora  Farfalle all'uovo ripiene di zucca e mostarda, con radicchio tardivo e pecorino.
Bigoli di farina integrale al torchio al ragù d'anatra.
Guance di manzo brasate con caponata di verdure.
Ossibuchi di vitello allo zafferano con cipolle di Montoro glassate e radicchio marinato.
E poi i vini, grande amore di Franco che ha selezionato più di 1200 etichette italiane ed estere di piccoli e grandi produttori per soddisfare le richieste dei clienti più esigenti.
E poi i dolci. Mi è capitato più di una volta di essere appagata dall'intero menu ma con i dolci le mie valutazioni sono crollate. Beh, state tranquilli, non è il caso del Mediterraneo.
I dolci sono meravigliosi. Ricchi, legati ai frutti di stagione. Mai troppo dolci, mai stucchevoli.
Parfait di pistacchio in crosta di fondente con crumble di mandorle e caramello salato. Inutile dirvi che merita di essere mangiato, come il più classico dei dolci trevigiani: il tiramisù.
E l'aggettivo questa volta è stato: completo, equilibrato, tradizionale e innovativo. Nell'insieme armonico.

Non potevo quindi non parlarvi di quest'oasi del gusto, a Badoere.
Non posso che consigliarvi un viaggio in questo luogo dove ci si sente un po' a casa.

 Mediterraneo
Piazza Indipendenza, 31
Badoere, Treviso
tel: 0422/837276

lunedì 14 gennaio 2013

Il Fioraio Bianchi. Fiori e non solo.

La prima volta che mi parlarono del Fioraio Bianchi, rimasi estasiata.

Insomma, un fioraio con 40 anni di storia nel cuore della mia amata Brera, che si trasforma in un piccolo e curato bistrot per pranzo e cena?
Ho immaginato Parigi. E ho immaginato cucina francese.

E invece, grazie al cielo, cucina italiana. Oserei dire tradizionale, ma allo stesso tempo creativa.
Pochi piatti, un menu essenziale, che cambia ogni stagione, e buoni vini in abbinamento. Si può scegliere anche il bicchiere, se non si vuole esagerare con la bottiglia.

Un po' caro, ahimè. Anche se per gli standard milanesi, siamo in linea.
Il piatto più costoso è il Gran Fritto Misto del Fioraio (30€), una fritturina leggera di pesce e verdura contenuta in un cestino di patate croccanti. Non male l'idea, anzi. Gli altri piatti variano dai 9€ dei dolci  ai 26-28 per un secondo piatto.
Meravigliosa l'insalata di porcini con "branzi" al forno e peperoni del piquillo. Il filetto not bad, ma sicuramente lo batte in creatività La milanese di gamberi.
I dolci assolutamente sublimi. Provate La montblanc del Fioraio.


lunedì 7 gennaio 2013

Antica Corte Pallavicina: un relais di campagna


"A volte mi sento più cuoco
a volte più masalén
a volte più agricoltore"

(Massimo Spigaroli)


Sono passati un po' di mesi dalla mia visita in questo luogo, lo ammetto.
Ma non potevo non parlarvi di questo angolo di paradiso. 
Quando si parla di Antica Corte Pallavicina non si parla solo di un Ristorante.
Ma di un Relais con 6 camere, una cantina con stagionatura di culatello e parmigiano reggiano,  un’azienda agricola dove si coltiva e si alleva, e un Ristorante stellato a Km 0, dove si assapora il gusto del territorio.  Uno spazio dove si sta bene e dove si fanno le cose per bene.
Ma soprattutto è il luogo dove Massimo Spigaroli è riuscito a recuperare, a mantenere quello che i genitori prima di lui hanno creato con grande lavoro e sacrificio. Un relais di campagna  che porta il nome di "Antica Corte Pallavicina" a ricordo e in onore dei suoi antichi proprietari.


Siamo a Polesine, nella Bassa parmense, una terra distesa lungo il Po, con la sua nebbia costante nei mesi freddi e con quella tranquillità che la rende un luogo affascinante.
Io ci sono arrivata in estate, con i campi di frumento, di erba medica, di granturco appena tagliati, con gli odori di stagionatura che provenivano dalle cantine e i rumori degli animali nel cortile, con il caldo afoso di giorno e la brezza del Po alla sera.
E ad accoglierci un giovane e brillante Giovanni Lucchi che con paziente maestria ci ha guidati nel meraviglioso mondo della Corte. Cominciando proprio dagli animali, un grande orgoglio di Massimo.
Oche, galline, anatre, tacchine tutte razze antiche, difficili da allevare ma con carni più saporite e quindi da far conoscere, da proporre agli ospiti, ai clienti dei due ristoranti gestiti dai fratelli  Luciano e Massimo Spigaroli: Il Cavallino Bianco e l’Antica Corte Pallavicina. Due ristoranti dove si utilizzano prodotti dell’azienda per dare identità e per tornare ai sapori antichi.
Qui si utilizzano solo materie prime dalla nascita. Come la Nera di Parma e di borghigiana, antica razza suina dalle carni molto grasse che si riteneva perduta. Qui c'è la voglia e l'interesse a recuperare un antico grande salume che stava scomparendo, difendendolo da chi lo voleva far diventare un prodotto industriale da fare ovunque in capannoni climatizzati. Sto parlando del culatello.
Qui c'è la voglia a riprendere la produzione della spalla cruda, un prodotto della salumeria della Bassa dall’incredibile armonia di aromi e sapore. Ed io che ho avuto il piacere di assaggiarla verso sera, al calar del sole, vi assicuro che è realmente un salume di cui parlare.


Ma soffermiamoci un momento sul Culatello.
Tutto parte dal culatello. Anche la storia di questi luoghi, conosciuti  un tempo solo per la nebbia e le zanzare. Poi ci fu la riscossa della Bassa (così ama definirla Massimo) , l'unione dei produttori, la nascita del consorzio, il legame con il territorio e l'arrivo dei turisti, degli appassionati, dei gastronomi, di tutte quelle persone che hanno voglia di scoprire un sapore e la sua storia.
E quindi vengono riscoperte le nebbie e le cantine umide che sono necessarie per fare un buon culatello.
Vengono tramandati i saperi antichi, quei saperi che la famiglia Spigaroli aveva e continua ad avere. Il sapere di qual è il momento giusto per raggiungere il perfetto bilanciamento fra dolcezza e aromaticità. L'importanza del  microclima. Senza di esso non avremo quell'esaltazione di profumi e di gusto dovuti alle muffe delle cantine, non avremo quella consistenza morbida e vellutata, quel sapore dolce che ricorda la rosa.


Quando si parla di Culatello in particolare si parla del taglio posteriore del prosciutto, si parla di bilanciamento di grasso e muscolo. Si parla di 8 comuni sul Po, che possono produrre la Dop Zibello. Si parla della classica forma a pera. Si parla di sale, pepe, vino e aglio. E non si parla di conservanti. Si parla di 8-10 mesi a stagionare in ambiente asciutto. Si parla anche di qualità e onestà, si parla di tramandare una tradizione rispettando i consigli e le tecniche antiche, attualizzandole senza stravolgerle.
Questa è la filosofia di casa Spigaroli. Questo è quello che potrete trovare venendo in quest'oasi felice a Km 0. Rilassandovi all'obra di un salice sorseggiando un bicchiere di Fontana del Taro, un vino autoctono a bacca rossa, frizzante che bene si sposa ai salumi della bassa. Passeggiando per i lunghi filari di uve, visitando le cantine di culatelli. O invece decidere di lasciarvi coinvolgere dalla cucina stellata di Massimo Spigaroli che vi guiderà in un percorso di assaggi che richiamano la sua Bassa, sapientemente trasformata in Haute Cuisine.



Nel 1300 questo luogo era una dogana del sale di Salsomaggiore (a 20 Km). I Marchesi Pallavicini controllavano il fiume facendo pagare una tassa. Nel 1800 la famiglia Spigaroli era già lì.  Da mezzadri ieri, a possidenti oggi. Con la consapevolezza e la voglia di valorizzare quello che il passato ha insegnato.
E tramandarlo senza mai dimenticare.


giovedì 29 novembre 2012

Enocratia. Quando cibo e vino sono una cosa sola.

La mia prima volta da Enocratia è stata assolutamente casuale. Come le cose che piacciono a me, per intenderci. 
Invitata a cena da un amico d'infanzia, che nel frattempo ha pensato bene di diventare il primo sommelier del mondo, sono arrivata in via Sant'Agnese (vicinissimo alla Basilica di Sant'Ambrogio, per i non milanesi come me) e ho scoperto Enocrazia. Ma soprattutto ho scoperto Davide, Anna, Eugenio.




Il governo del vino. Così lo definiscono.
Un piccolo ristorante che ricorda un bistrot, dove ti immagini di assaggiare buoni piatti con corretti abbinamenti cibo-vino. E invece ... una cantina con ottimi vini accompagna piatti assolutamente innovativi, alle volte provocatori ma soprattutto mai scontati.

Non per tutti i palati, ma sicuramente per tutti coloro che hanno voglia di un percorso particolare, fatto di gusti ricercati, seducenti, estremi ma sempre perfettamente armonici.

Come l'abbinamento con i vini.

Insomma, un complimento speciale allo chef Eugenio Boer e un grande in bocca al lupo a Davide e Anna per questo perfetto angolino dove, finalmente, al vino viene dato il giusto ruolo. Addirittura un governo :-)

Ahimè, come sempre .. la compagnia, il vino, i piatti meravigliosi non hanno lasciato spazio e tempo a troppe fotografie.
Quindi gustate i piatti della mia cena almeno alla vista, ma soprattutto ... correte ad assaggiarli.

Per iniziare, come amuse-bouche:
- Cialda di polenta di marano alla rosa canina, mousse di porcini gallinacci sott'olio e murici di mare
- Vellutate di carote all'anice stellato, nocciole e tartufo nero


Gli antipasti: 
- Patate rocciose. gambero di Mazara crudo, crema di caprino e crumble di porcini e farina di grano saraceno
- Tartare di Cervo, senape di lamponi, polvere di radice di liquirizia, mousse di foie-gras ed erba ruta

I primi:
- Spaghetti alla chitarra fatti in casa di grano arso con salsa di uova di tonno al profumo di zenzero e lime
- Risotto burro e salvia affumicato con animelle glassate classiche di vitello, burro, tartufo nero ed erba cipollina
I secondi:
- Polipo cotto a bassa temperatura e piastrato la sua maionese (fatta con l'acqua che rilascia nel sacchetto durante la cottura ) n'duja calabrese patate al forno ed emulsione di prezzemolo
- Diaframma di vitello marinato in miele di abete e salsa di soja mousse di melanzane bruciate alla griglia carota selvatica maionese al kren e sfoglie di daikon
I pre-dessert:
Sud: Crumble di pistacchi di bronte e mandorle di avola sorbetto mantecato a mano di limoni polvere di caffè capperi disidratati e fritti cioccolato di modica al peperoncino e zeste candite di arance
I dolci:
-Terrina di lemon card con meringa cotta e cruda frolla sbriciolata e maggiorana fresca
-Bavarese allo yogurt petali di rose pinoli tostati e gelatina di hibiscus
La piccola pasticceria:
-bicchierino con tiramisù classico e grue di cacao
-sableè con pepe di sechuan e semi di papavero
-macaron al curry e creme noisette
-morbido di cioccolato mousse di marroni al rhum e meringhe
-tartufino classico ricoperto di cocco rapè

Si, so cosa state pensando. E' un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo.






Da Bertozzi. Qui, a Bologna, non si sbaglia.

Mi riprometto sempre di non scrivere di amici (l'ho fatto solo di Cesare Marretti, qui), ma è impossibile non essere amici dei "Bertozzi".
La loro simpatia genuinamente bolognese ti fa sentire a casa, sempre.




E, in assoluto, è il ristorante per eccellenza che segnalo a tutti quelli che "se vado a Bologna, dove mangio bene la cucina tipica?".

Dimenticatevi però l'osteria con tovagliette di carta, alla romana.

Qui "Da Bertozzi" è tutto curato nel minimo dettaglio. Dal piatto, al bicchiere, alla tovaglia, ma soprattutto alla meravigliosa cucina e ai grandi vini.
E' quindi il giusto compromesso tra la cucina tipica e genuina, il livello e la lavorazione notevoli e i prezzi contenuti.

Impossibile passare da Bologna e non andare a mangiare i tortellini da Olli.
Impossibile non assaggiare le tagliatelle, le strettine, i ragù meravigliosi, i bolliti pazzeschi e la tenerina con mascarpone da lacrime.
Insomma, non ho neanche foto da farvi vedere, perchè quando si va da Bertozzi, non si fotografa.
Si mangia!

Se passate, ci vediamo li :-)



Per info e prenotazioni:
Via Andrea Costa, 84/2
Bologna
051 6141425

lunedì 19 novembre 2012

Nespresso e Trussardi alla Scala. Quando l'equilibrio, persiste.

Ho scelto di dare un titolo a questo mio pranzo. Ed è quello che leggete qui. 
"Quando l'equilibrio, persiste".
Perchè ciò che in questo momento provo, di ritorno da questo particolare pranzo, è esattamente questo. Una sensazione di grandissimo equilibrio e di meravigliosa persistenza.



giovedì 15 novembre 2012

Tano passami l'olio.

Cena meravigliosa.
Inizio così, perchè diversamente non potrei fare.
Quando scrivi di un ristorante alle 2 di notte, appena rientrata a casa, vuol dire che qualcosa che ti ha colpito c'è. Eccome se c'è.

Tano Simonato, lo chef che ha scelto l'olio extra vergine di oliva come condimento garanzia di fragranza e di incontaminazione dei prodotti.
Lo chef che usa un finto burro (da lui creato) per mantecare e che senza problemi ti lascia la ricetta (ma non le dosi), se gliela chiedi. 

"L’uso del burro è quasi bandito, se non per mantecare pochissimi piatti a freddo, il soffritto (di cipolla, aglio, scalogno e affini) lo trovo superfluo e superato, cioè, per dare corpo e sapori trovo non necessario appesantire con troppa struttura di tali ingredienti, (che per altro uso tranquillamente in versioni più soft) ma cerco di conservare il più possibile l’integrità dei prodotti scelti, la panna non è neanche presa in considerazione".

Lo chef che viene al tavolo a spiegarti l'importanza dell'olio extra vergine di oliva (che usa anche in frittura) e si fa una sana risata con te, mentre ti racconta di quando faceva il barista da ragazzo. Ma aveva il sogno di cucinare (e non cassoeula e piatti tipici).
Lo chef che si siede al tavolo con te e mentre assaggia il suo pre-dessert esclama "che buono!".
In fondo, lui, ci confida,  "si mangia spesso". Perchè si piace.
E anche a noi.


mercoledì 5 settembre 2012

Lo scoglio. Quando si dice "famiglia".

Ci sono posti dove ti senti e ti sentirai sempre a casa. Sono quei posti in cui sei stata la prima volta quando ancora eri troppo piccola per capire. Sono quei posti in cui sei capitata per caso all'età di 12 anni, quando le lacrime per il ragazzino conosciuto in vacanza erano l'unica cosa a cui poter pensare. Sono quei posti in cui sei tornata, anno dopo anno. Con un colore di capelli diverso, con un lavoro diverso, con qualche chilo in meno e qualche chilo in più, con un nuovo fidanzato, con i nipotini appena nati.
Sono quei posti in cui la tua famiglia si allarga, per diventare una cosa sola.



Il mio posto (ma parlo anche a nome di Angela) si trova a Sud.
In Campania, in provincia di Napoli, tra una curva e l'altra, dopo Sorrento. Passando per S.Agata o per Massa Lubrense.
Il mio posto si chiama Nerano ma più precisamente, Lo Scoglio.
In tanti, mentre leggeranno questo post, sorrideranno. Perchè penseranno a quella volta in cui sono stati allo Scoglio e hanno mangiato gli spaghetti alle zucchine più buoni del mondo. O si ricorderanno Mario e la sua gentilezza. O si ricorderanno Antonietta, il boss del ristorante, i figli Peppino e i suoi pomodori che sanno di genuino e Gigino e i suoi frutti di mare appena pescati, il nipote e chef Tommaso e le meravigliose Santina, Antonia e Margherita. Le donne lavoratrici, per eccellenza.
Lo Scoglio è questo.
E' una famiglia. Una famiglia e un lavoro massacrante tra sala e cucina. Una famiglia e una capacità di affezione tra clienti e proprietari, incredibile. Una famiglia e non una persona che stia "con le mani in mano", perchè allo Scoglio c'è sempre da fare.
Tra frutti di mare da aprire, barche da attraccare, clienti da coccolare e cucina da gestire.
Una famiglia e un matrimonio da incanto, un anno fa, con Antonia principessa per un giorno. Una famiglia e un piccolo marmocchio appena nato, che ha già capito di essere nato nella famiglia giusta. Una famiglia e una stessa sensazione anno dopo anno. Quella di voler tornare, sempre.
Perchè anche se lontane, le persone importanti, restano tali.



Avrei voluto scrivere tempo fa dello Scoglio, ma è sempre difficile farlo di qualcosa a cui tieni davvero. Così questa non è una recensione. E' un consiglio che mi sento di darvi, se vi capita di passare da quelle parti.
Per assaggiare gli spaghetti alle zucchine, ma anche ai frutti di mare, ai ricci appena pescati, le verdure del loro orto egregiamente coltivate da Peppino e cucinate da Tommaso, la vista mozzafiato sul pontile in mezzo al mare, i sorrisi veri delle persone che lo rendono tale, Lo Scoglio.

Perchè mi ringrazierete e capirete perchè io, Angela e in generale tutta la famiglia Maci insiste con questa storia della genuinità e della veracità tanto della gente quanto dell'ingrediente.
Perchè ad essere così, non si sbaglia mai.

giovedì 30 agosto 2012

Torre del Saracino. Da Gennarino, finalmente.

"Così quando gusterete in un mio piatto la polpa di un riccio di mare, la ricotta di una fuscella, la pasta mista, la foglia di una zucchina, il baccello di un pisello, un piccolo pesce di scoglio, il limone, la provola e perfino il riso o l’ostrica, che non appartengono a questo territorio, voi mangerete Gennaro Esposito e le mani ed i piccoli gesti ripetuti di centinaia, migliaia di persone e la terra, la pioggia, il sole, il fieno, il muggito di una mucca, la luce di una lampara, la sirena di una fabbrica. Ricordiamocelo, ricordatevene."


Erano anni che lo dicevo. Da Gennarino, io, devo andarci.
Con mio padre che lo considera uno dei migliori chef in Italia, perchè "come si mangia da lui, non si mangia da nessuna altra parte". Con me che, nata in Campania e cresciuta tra Sorrento e zona limitrofe, alla Torre del Saracino non ero mai stata. 
E così, quest'anno, con la scusa di una cena "in love", Vico Equense ci ha dato il benvenuto.
Una terrazza sul mare, un vento fresco ma non troppo, uno chef pronto ad aspettarci dall'alto della scalinata con quel sorriso genuino di cui vi ho tanto parlato e che ritengo indispensabile, per poter scrivere di un luogo.

Il menu (che trovate sul sito del ristorante) l'abbiamo divorato leggendolo, ma ovviamente ho lasciato carta bianca a Gennarino.
Avevo voglia di assaporare piccole meraviglie di questa terra che tanto amo e dalla quale difficilmente riesco a staccarmi. I pomodori, i limoni, l'olio, i profumi inconfondibili del sud, la salinità di un pesce che si scioglie in bocca e il gusto della semplicità, ricercata. 
Avevo voglia di conoscere Gennarino perchè lo immaginavo genuino, esattamente com'è.
Avevo voglia di avere lo chef seduto al mio tavolo e sentirlo parlare. Volevo capire il suo entusiasmo dopo 20 anni, volevo capire la sua carriera fatta di "coincidenze favorevoli, combinazioni fortunate e tanto, tanto lavoro". 

Così è stato.

Iniziando da una purea fredda di pomodoro con pesto di mandorle e basilico come pre-antipasto.
Semplicissima e delicata. 
A seguire una cozza ripiena di fior di ricotta e purea di melanzana che vi lascio solo immaginare.
Anzi, vi consiglio di assaggiare.
Decretato mio piatto della serata, la lasagnetta di crudo di scampetti, alici, seppie e gamberi rossi.
Una sottile sfoglia di pasta abbraccia il mare, con la sua salinità e la sua dolcezza. 
Altro piatto storico e ormai famoso, ovviamente da provare, è il risotto con pomodori cuore di bue, limone candito, calamaretti e provola affumicata.
Diciamo che di questo piatto, ci siamo innamorati. E' ufficiale.

Apprezzando il nostro entusiasmo, lo chef ha poi proseguito con la minestra di pasta mista con crostacei e piccoli pesci di scoglio. 12 tipologie di pasta, tutte con cotture differenti. 
In bocca, tutte perfettamente equilibrate. 
Chiamarla pasta mista è quasi un'offesa.

Pazzesca la tagliatella con calamaretti, broccoli e ricci di mare, ma a quel punto il mio stomaco iniziava a chiedere soccorso. 

Nonostante la richiesta di aiuto allo stesso Gennarino, che nel frattempo si intratteneva piacevolmente con noi a chiacchierare di cucina, ristoranti, mozzarella di bufala e pasta, arriva il piatto letale.
Un maialino perfettamente tenero e succoso che ho potuto solo assaggiare, per ovvi motivi.
Come dice mia madre "una donna tiene sempre un posticino per il dolce".
Ecco, il mio posticino era ormai stato occupato, ma certi sacrifici si fanno volentieri, voi capite.

E così, da golosa quale sono, non ho rinunciato alla piccola pasticceria e al dessert.
Nel dettaglio, due differenti dessert. Per me, la passeggiata vicana. Ovvero i tre protagonisti di Vico: olio, limoni e noci, perfettamente uniti in un incontro di armonie.
Per Alberto, la mousse al caffè, con cremoso alle nocciole di Giffoni e salsa di datteri.

E cosi, tra un limoncello, due parole con Gennarino e con una splendida coppia di suoi amici, un invito alla festa a Vico e uno sguardo al mare, una sigaretta (ahimè) e una pancia decisamente troppo piena, abbiamo fatto notte. 

E che notte.

Che dire, gente. Potete solo andarci.
E per il resto, come dice lui, "stateve 'bbuono".



Per info:
Via Torretta, 9
80069 Vico Equense (NA)
081.8028555

venerdì 13 luglio 2012

MaDai - Porto Cervo

Vado in Sardegna da più di 20 anni e più volte mi sono trovata a dover affrontare il "problema ristorante". Dove si va, se si vuole mangiare bene, in Costa Smeralda?
Negli anni li abbiamo provati tutti, per poi apprezzare sempre di più quelli dell'entroterra con cucina tipica sarda e quindi malloreddus, porceddu, seadas e chipiùnehapiùnemetta.
Quest'anno, la scoperta. 



Conoscevo Elio Sironi come executive chef del Bulgari di Milano. Poi, l'anno scorso, il trasferimento in Costa Smeralda, al ristorante MaDai. E finalmente la scorsa settimana, sono andata a trovarlo.
Una delle terrazze più belle di Porto Cervo, bisogna dirlo. Location da brivido.
Il ristorante è grande, su due piani, con un giardino meraviglioso in cui poter cenare e un servizio impeccabile. 
Il menu prevede cucina creativa, con largo spazio al crudo di pesce e ai "piccoli morsi" dello chef.

Io ho ordinato l'antipasto a "piccoli morsi" e ho assaggiato un sashimi di salmone con pera e miele di corbezzolo, una purea di melanzana con mozzarella di bufala, tartare di tonno con fiori di cappero, zuppetta di ceci e basilico e tante altre piccole prelibatezze.

Poi, sotto consiglio del cameriere, mi sono affidata a scampi e gamberi crudi.
Certo, ben poco "elaborato", direte voi. Ma la qualità è fondamentale, in un ristorante. E qui lo era.
Ho assaporato gli scampi quasi con le lacrime. Meravigliosi. 
Come meravigliosi erano i gamberi. E altrettanto succulenti gli antipasti.

Nel frattempo ho rubato un pezzetto di filetto dal mio nipotino che cenava accanto a me ... e ho apprezzato anche quello.

Al termine, potevo non ordinare i piccoli morsi dolci dello chef?
6 assaggi di dolci, monoporzione quasi finger, non male. Ma, come ultimamente mi capita, in più di un ristorante, mai all'altezza delle portate principali.

E dire che è così bello chiudere in bellezza ...

Il prezzo è in linea con i ristoranti di Porto Cervo (antipasto piccoli morsi 30€, un primo piatto oscilla dai 15 ai 25 e un secondo piatto è sui 30€ in media, i dolci tutti 10€), ma la qualità nettamente superiore alla media. 

Lo chef, che ovviamente sono andata a conoscere in cucina, all'altezza dei suoi piatti. Sorridente, semplice e genuino. Come piace a me.



- La sera successiva mi sono fatta tentare da una catalana di aragosta, in un posto decisamente più cheap, pagata il doppio e assolutamente non paragonabile. Ahimè. -



venerdì 15 giugno 2012

Al mercato - Burger bar.

Sarò sincera. Come sempre, d'altronde.
Da quando vivo a Milano, la mia vita giàincasinata è diventata superincasinata. Manca il tempo per tutto ciò che non è lavoro, ci sono grandi novità in arrivo, ma alla scoperta dei ristoranti non rinuncio certo.
E allora, tralasciando Matias (Pont de Fer) dove vado sempre più spesso, ne ho scoperti tanti, tanti.
Beh, prezzi alti e qualità discreta, per tanti.
Prezzi alti e qualità scarsa, per molti.




Una buona scoperta è stato l'hamburger de "Al mercato".
Ci sono i posti che vanno di moda. Soprattutto qui a Milano. E per un periodo non si parla d'altro.
Questo è sicuramente uno di quelli.
Ma un'amante dell'hamburger come me, poteva non farci un passaggio?

Ho detto Ni a quello di Ham, ho detto Ni a quello di Mama Burger, Ni anche a quello del California Bakery. Mi manca Tizzy's e lo proverò.
A questo dico Si.
Io ho preso il basic, ma a scelta potete aggiungere confettura di cipolle rosse, salse speciali, foie gras, avocado.
E potete sgranocchiare anche sfizi come le cervella fritta con aioli, le patate fritte a bastoncino o a chips, le onion rings, le alici sott'olio. O buttarvi sullo street food dal mondo con nachos, yakitori di frattaglie di pollo e manzo, panino con lampredotto...

Insomma locale minuscolo con cucina a vista e buona qualità.

Da provare l'hamburger di tartare.

Lo chef è Beniamino Nespor, già allievo di Sadler, Martin Berasategui e chef del Don Carlos a Milano.
Con lui, Eugenio Roncoroni.

Nella stanza adiacente al Burger bar, il ristorante gastronomia. Appena lo provo, vi aggiorno!


Per info:
Al Mercato srl
Via Sant’Eufemia 16, 20129 Milano
tel 0287237167
fax 0287237265
mail. [email protected]

martedì 17 gennaio 2012

Ristorante La Panoramica


Un ristorante così non può che trovarsi in un angolo di paradiso.
Siamo in provincia di Treviso, nella Marca gioiosa.
La Panoramica si erge sulle dolci colline del Montello. Un piccolo pezzetto di paradiso, una vista sulla campagna, sui vigneti e se le giornate sono limpide e assolate si può scorgere anche il mare di Jesolo.
Un luogo davvero incantato.


Ma la Panoramica non è solo questo.
E' la casa di Antonella, Edy, Francesca e Giuliano.
E' la casa che condividono da anni con i loro ospiti, fedeli e fraterni.
E prima di loro, i nonni. Coloro da cui tutto prese vita.
Perchè mi piace chiamarla Casa? Perchè i padroni ti fanno sentire come a casa, ti coccolano, ti guidano in un percorso gustativo fatto di piatti di tradizione trevigiana, ingentiliti dalla mano di Antonella.
Antonella è la moglie di Edy, è una donna minuta, dai capelli ramati, dal sorriso appena accennato che prima di essere cuoca, è madre e nonna. E allora si capisce la qualità, l'accortezza, il lavoro che c'è dietro ogni piatto. "E' come se lo facessi per la mia famiglia".
Antonella ed Edy sono cresciuti insieme e mano nella mano hanno deciso di credere nella loro unione, nelle loro capacità, nella propria terra.
La loro cucina è rispetto per quelle che sono le materie prime del territorio, è un'attenta scelta a quelli che sono i prodotti della stagione, a quelli che sono i frutti del loro orto.
Il loro ristorante, semplice e casalingo, è una forte componente vinicola data dalla conoscenza e dalla sapienza di Edy.
Edy Furlan non ha bisogno di presentazioni. Pionere dell'Ais, Associazione Italiana Sommelier, presidente dal 1993 al 1999, primo sommelier d'Italia nel 1980, terzo classificato a miglior sommelier del mondo, nonchè enologo e patron della Panoramica.
Mentre scrivo questo post, ripenso alla prima intervista che ho fatto ad Edy. Era il 2005, il blog non esisteva ancora ed io stavo preparando la tesi di master sul mondo del Vino e parte della mia tesi parlava dell'Ais così mi sembrava doveroso parlare di colui che all'associazione  ha dato tanto, colui che ci credeva fortemente, colui che ama il vino come fonte viva e soprattutto colui che ha un profondo rispetto per la vite e per tutto quel processo che le permette di diventare un vino buono.
Ma torniamo a parlare del ristorante, da cui la famiglia Furlan non ha mai avuto delusioni. Un luogo che li ha tenuti uniti, che gli ha dato tanto perchè forti della loro unione, del loro lavoro e dei loro sacrifici.


Ogni stagione ha i suoi frutti, ogni piatto viene pensato, realizzato e presentato seguendo la stagionalità e il km 0.  Siamo sul Montello: le patate, i funghi, le erbe spontanee sono parte della tradizione gastronomica di questo piccolo fazzolettino di Veneto. Senza dimenticare il radicchio, la zucca, l'asparago bianco, gli animali da cortile.
Antonella con l'aiuto di Francesca e Giuliano pensa i piatti e insieme li realizzano.

Una tenera immagine di Giuliano e Francesca da bambini, a tavola.

Magari con un apporto fresco e femminile di Francesca che si dedica alla preparazioni di biscotti, torte e crostate (avendo anche due bimbi piccoli da accontentare).
E un apporto innovativo da parte di Giuliano che è l'anima creativa della famiglia. Colui che oltre a dividersi fra sala e cucina, si dedica al Pano Summer, il locale estivo. L'anima giovane e musicale del Montello oserei dire, dove, dal mercoledi alla domenica, dal mese di maggio al mese di ottobre si accendono le luci con menu a tema low cost, birra, calici di prosecco e musica dal vivo per brindare all'Amicizia.
Un sentimento, l'amicizia, a cui  si crede molto in questa famiglia. Un sentimento che ti permette di vivere serenamente.


Quello che vi propongo è un piccolo assaggio del loro menu autunnale.
Mea culpa, ho aspettato un po' a scrivere questo post...ma cosa ne pensate? Ne è valsa la pena?

Insalatina di radicchio, scaglie di formaggio ubriaco e zucca al forno.
Risotto ai chiodini del Montello
Petto d'oca con finferli marinati
Torta di mele selvatiche con gelato alla vaniglia


Un menu che cambia in base ai prodotti locali. E i clienti lo sanno. 
Sanno che in ogni piatto c'è il cambio di stagione, c'è la scoperta di un nuovo sapore che mai li deluderà.
Se vi va di trascorrere una giornata all'insegna del relax, del sapore e della genuinità, questa oasi in mezzo al verde del Montello, fa per voi.

Ristorante La Panoramica
Strada panoramica del Montello, 1
Nervesa della Battaglia, Treviso
tel: 0422-885170

sabato 3 dicembre 2011

Villa Aretusi. Una scoperta, a due passi da Bologna.

Entusiasmo. Passione. Studio.
Queste le prime parole che mi vengono in mente, mentre riassaporo con la mente, i piatti degustati pochi giorni fa, a Villa Aretusi, e mentre ricordo con piacere la chiacchierata emozionante avuta con lo chef Alessandro Panichi, allievo di Gualtiero Marchesi.

Dove siamo? A Bologna. Ed è un orgoglio poterne scrivere.
Villa Aretusi si trova precisamente a Borgo Panigale e la struttura originaria risale al ‘600 (fu la storica dimora del celebre pittore bolognese Cesare Aretusi).
Ad accoglierci Giuseppe Sportelli, più volte eletto Miglior Maitre d'Italia.
Ci sono dettagli che fanno la differenza, sapete come la penso.
Il sorriso, l'educazione, la pulizia dei modi e il garbo dei gesti.

Il menu si divide in una sezione legata alla tradizione e una seconda totalmente rivisitata con una forte creatività e un pizzico di ironia, già nei titoli utilizzati.
La prima parte vede protagonista il Culatello di Zibello, gli affettati misti, la gramigna al ragù di salsiccia, i tortellini, i tortelloni, il bollito con friggione. Direttamente dal mattarello...alla tavola.
La seconda parte, invece, va letta con più attenzione.
Iniziando dal menu degustazione che lo chef chiama "Girogiocando":
- Calamari fritti: salmone affumicato da noi, le sue uova, rucola e gel di limone
- Risotto: barbabietola, capperi e liquirizia
- Tagliatella: con capesante e spuma di funghi
- La seppia si nasconde ...
- Sweet and Salty Cheese
- Dall'Oriente a Bologna: croccante di riso e cioccolato, crema di azuki, aria wasabi, salsa al tè matcha.

Non male. Mi incuriosisce la seppia, per ovvi motivi di mistero.

Ma lascio fare allo chef. E inizio con un'esperimento.

domenica 13 novembre 2011

Un Siciliano a Roma. Filippo La Mantia.

"La vedi quella bandiera della Sicilia come sventola, oggi? quella bandiera è il mio orgoglio" 

Ci sono cose che considero indispensabili per poter scrivere di un ristorante, di una cucina, di un cuoco.
Una di queste, la più importante, si chiama Passione. Chi mi conosce lo sa.




Sarà perchè io il cuore lo consumo, a forza di metterlo in ogni cosa che faccio. Sarà che sono una donna del sud, io. Sarà che sono una di quelle veraci, un po' come le vongole di cui scrivevo pochi giorni fa. Sarà che mi piace ritrovare nel piatto di un cuoco quegli ingredienti che lo hanno cresciuto e che lo rappresentano, in qualche modo. Sarà che provo attrazione per gli equilibri. Quelli che permettono alla genuinità di sposarsi felicemente con il buon gusto, senza eccedere e senza mancare in nulla.
Sarà che mi piace scrivere di pochi. Nel bene e nel male. E mi piace consigliarvi mossa da un'emozione. 

Un sorriso, una tradizione di cui essere orgogliosi, una cura del dettaglio e una spontaneità ormai rara.

Questo è Filippo La Mantia.

Un Siciliano a Roma. 



lunedì 12 settembre 2011

Ristorante Vögele, Bolzano

Una cosa che mi ha sempre affascinato dei ristoranti, delle stuben, degli alberghi, delle Ciase di montagna è il voler sempre affiancare al nome dell'azienda, il nome della famiglia.
Quasi a voler precisare, "siamo noi l'anima di questo luogo, noi ci mettiamo il nome, la faccia".
Il ristorante  Vögele nel cuore di Bolzano, a pochi passi dalla piazzetta delle erbe ha una storia da raccontare. Una storia che risale al 1277 anno in cui nacque l'osteria, dal 1840 proprietà della famiglia Kamaun. Oggi gestita dalla famiglia Alber.
Ma andiamo per ordine. Torniamo al secolo scorso quando gli abitanti di Bolzano chiamavano amorevolmente l'osteria "Aquila rossa" diventando di lì a poco il luogo ideale per mangiare e bere in buona compagnia. All'"Aquila Rossa" durante la guerra si incontrarono grandi strateghi che per evitare spiacevoli incontri, concordarono una parola d'ordine per accedere ai loro rendez-vous segreti. Quella parola fu:  VögeleOggi quella parola non è più segreta, oggi  Vögele è un istituzione, un luogo di passaggio per turisti, un luogo romantico per una cena a lume di candela, un punto di ristoro per i bolzanini.



Quando si entra in questo ambiente in stile Biedermaier, fatto di arazzi, fiori secchi, luci soffuse e broccati dai colori vivaci e in stile, si viene come trasportati in un altro tempo, in un altro spazio. Si torna quasi in quel lontano 1840...

 Il ristorante è pieno. Prenotiamo per tempo, saliamo la scala in legno e ci dirigiamo verso la stuben Kamaun (che prende il nome dei proprietari). Tovaglie bianche, piatti e stoviglie in linea classica, bicchieri da degustazione e fiori freschi al centro della tavola. Il sorriso della cameriera riempie la stanza affollata, il suo garbo nel servire permette a noi commensali di godere appieno della presentazione delle varie portate e degli splendidi vini che accompagnano la nostra cena.

Per cominciare Valeriana con speck croccante, pane alle noci ( fatto in casa) e salsa bolzanina. Un antipasto leggero, non invadente ma stuzzicante che prelude una buona continuazione.
Canederli pressati al formaggio su insalata di cappuccio, un classico della cucina sudtirolese ma preparato in chiave moderna. Non un canederlo grande e tondo ma una schiacciatina fatta con lo stesso impasto e passata al forno, da renderla croccante e originale.
Come terza portata Guanciale di manzo al vino rosso St. Magdalena, con "Schpfnudeln" e spinaci.
Quando si dice che la carne si scioglie in bocca! Un guanciale tenero, cucinato per ore in questo vino rosso ricco di profumi di frutti rossi e sottobosco.
Per chiudere il pasto ricco e importante un dessert a base di piccoli frutti in sfoglia croccante con una delicatissima mousse di yogurth di montagna.
Carne altoatesina, formaggi di malga, piccoli frutti rossi prodotti in loco, erbe e verdure di montagna. Ogni sapore, ogni colore richiama il gusto del luogo. Non ci sono menu che confondono, qui tutto è studiato, cucinato e servito seguendo il km0. Dagli arredi alla cucina tutto è altoatesino doc. Forse è anche per questo motivo che il Vögele continua a piacere sempre, per la sua anima tradizionale e autentica.

Se vi trovate a Bolzano per lavoro o per piacere, se siete in vacanze in zona, se siete affezionati dei mercatini di Natale, se amate l’atmosfera che solo certi luoghi sanno dare, fermatevi per una sosta golosa al Vögele, non vi deluderà.






Wirtshaus Vögele

Via Goethe, 3
Bolzano
Tel.: +39 0471 973938

Ti potrebbe interessare:

Related Posts with Thumbnails